All’incontro hanno partecipato, per l’esecutivo, il Ministro per le Politiche Europee e il Commercio Internazionale, Emma Bonino, il Ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, e il Viceministro allo Sviluppo Economico, Sergio D’Antoni. Per le parti sociali erano presenti rappresentanti dei sindacati, delle associazioni datoriali, di categoria e cooperative, nonché una delegazione delle associazioni di rappresentanza di regioni, province ed enti locali.
L’USAE, nel corso della riunione ha sostenuto, depositando anche un documento a supporto che il Mezzogiorno deve essere pensato come una risorsa per il Paese, poiché ripensare al suo sviluppo può significare rilanciare l’economia e lo sviluppo dell’ intera nazione. Negli ultimi anni non pare che siano stati analizzati compiutamente i problemi che lo affliggono per porre in essere un effettivo rilancio. Certo, non dobbiamo pensare che nulla sia stato fatto e che quindi sia necessario ricominciare daccapo: possiamo e dobbiamo servirci delle analisi a disposizione ma anche delle esperienze pregresse per riprendere il percorso.
Le politiche regionali negli ultimi anni non hanno generato sviluppo e occupazione, come era nelle intenzioni, ma hanno piuttosto prodotto un inefficiente utilizzo delle risorse messe a disposizione.
Dopo un 2005 caratterizzato da una stagnazione del PIL sia per l’Italia in generale che per il Mezzogiorno in particolare, il 2006 ha visto una crescita abbastanza significativa; l’economia meridionale tuttavia, anche se in ripresa rispetto al 2005, continua a collocarsi su livelli inferiori rispetto al Centro e al Nord dell’Italia.
Il PIL per abitante, a parità di potere di acquisto, del Mezzogiorno è pari al 74% della media europea, inferiore ai valori di Spagna, Grecia e Portogallo.
Con la Finanziaria 2007 il Governo ha previsto finanziamenti a favore del Mezzogiorno pari a 108 miliardi di euro, presentando un apparente incremento rispetto al 2006; ma tale incremento non è reale, atteso che esso si realizza solo dal 2009, mentre le risorse disponibili per il 2007 e 2008, pari a 5 miliardi di euro, sono inferiori rispetto a quelle stanziate precedentemente.
L’Usae considera con favore la destinazione di risorse al credito di imposta per gli investimenti ed alle zone franche urbane; di minore portata saranno invece la riduzione differenziata del cuneo fiscale e gli stanziamenti per il completamento della Salerno-Reggio Calabria.
Per il cuneo fiscale infatti si tratta di una misura di carattere nazionale di abbattimento del costo del lavoro che viene raddoppiata per le imprese localizzate nel Mezzogiorno; ciò non di meno l’agevolazione si concentrerà essenzialmente al centro-nord.
Le politiche adottate negli ultimi anni non hanno portato sviluppo e occupazione come era nelle intenzioni, ma hanno piuttosto prodotto un inefficiente utilizzo delle risorse umane messe a disposizione.
L’Usae ritiene che, per una effettiva azione di crescita e sviluppo sia opportuno:
• partire dall’analisi dei bisogni ;
• programmare politiche territoriali di sviluppo con obiettivi certi, monitorabili, misurabili e soprattutto significativi;
• individuare le priorità sulle quali intervenire, di concerto con le forze sociali;
• evitare di accogliere istanze che non rientrano nella programmazione concertata per evitare un inefficiente utilizzo delle risorse a disposizione.
L’USAE ritiene Altresì che sia necessario concentrare le risorse su:
1. formazione
2. riduzione del costo del lavoro e sicurezza
3. infrastrutture e logistica
4. zone franche
5. azione di attrazione
6. agricoltura e turismo
7. valorizzazione della qualità dei prodotti
Per quanto attiene la FORMAZIONE, è noto a tutti che oggi i giovani italiani raggiungono la laurea intorno ai 25-26 anni ed entrano nel mondo del lavoro in netto ritardo rispetto ai giovani della comunità europea. La scarsa possibilità di trovare occupazione al Sud per i giovani laureati favorisce l’emigrazione di cervelli verso il Nord. Noi riteniamo che sia ora di porre in essere politiche attive di orientamento alla scelta del percorso formativo dei ragazzi sin dai primi anni delle scuole medie superiori per andare incontro a quella che è la domanda di occupazione del territorio e nel rispetto della specifiche inclinazioni personali.
Una tale forma di orientamento favorirebbe una migliore razionalizzazione delle risorse professionali e quindi renderebbe possibile una maggiore occupazione e conseguentemente maggiore sviluppo territoriale.
Le difficoltà che oggi il lavoratore inoccupato del Mezzogiorno incontra è tanto maggiore quanto minore è la sua qualificazione professionale.
La riduzione del costo del lavoro, in considerazione delle condizioni di maggiore svantaggio strutturale del Mezzogiorno serviranno essenzialmente per l’emersione del lavoro sommerso e per garantire ai lavoratori il pieno rispetto delle norme poste a tutela della sicurezza sul posto di lavoro.
La condizione di svantaggio geografico del Mezzogiorno rende quanto mai opportuno la realizzazione di infrastrutture che rendano più agevole la mobilità delle merci e delle persone.
Contemporaneamente è necessario che siano adottate misure che rendano più fruibili le infrastrutture già esistenti nel Sud, riducendone i costi e migliorandone l’accesso da parte degli utenti. Ove vengano ignorate queste necessità, vedremo ancora crescere il divario negativo con le altre nazioni europee del bacino mediterraneo ( si veda ad es. la Spagna, la Grecia).
L’Usae ritiene che la creazione di zone franche urbane in punti strategici del Meridione costituisca un polo di attrazione di investimenti e quindi di crescita e di sviluppo del territorio.
Circa il numero di zone franche da attivare, segnaliamo l’opportunità di scegliere punti strategici tenendo conto della posizione geografica, delle possibilità di sviluppo dell’area e della densità abitativa.
Il turismo è un punto di forza delle regioni Meridionali, per consentire il suo sviluppo è necessario valorizzare le tradizioni popolari e la storia , valorizzare le dotazioni naturalistiche, i servizi al turista ed il livello di ricettività; coordinare i vari segmenti dell’offerta turistica attraverso una progettazione sistemica.
L’agricoltura che è stata da sempre un pilastro dell’economia meridionale ora non riesce a far fronte alle sfide che vengono dai nuovi assetti economici a livello internazionale. Sono diminuite infatti le esportazioni dei prodotti agricoli ed è cresciuto il divario di minore competitività e capacità di penetrazione delle produzioni agricole meridionali. Ciò dipende dalle ridotte dimensioni delle aziende agricole meridionali, dalla incapacità di mettersi insieme per creare maggiore competitività, dalla carenza di organizzazione della produzione, dalla scarsa capacità di penetrazione sul mercato e conseguentemente dalla scarsa capacità di valorizzare le qualità dei prodotti tipici.
Molto spesso infatti i prodotti meridionali giungono al Nord per essere commercializzati.
Ufficio Stampa