Riprenderà martedì 26 alle 10.00 il confronto al tavolo di concertazione, a PALAZZO CHIGI, e si ripartirà dalla questione pensioni su cui è chiaro che le posizioni sono ancora distanti; non solo fra il governo , le parti datoriali e le parti sindacali, ma anche in seno al Governo stesso. C'e' infatti tensione nel Governo e nella maggioranza di centrosinistra dopo l'iniziativa di quattro ministri (Paolo Ferrero, Alfonso Pecoraro Scanio, Fabio Mussi e Alessandro Bianchi), che hanno indirizzato una lettera al premier Romano Prodi lamentandosi della linea di rigore portata avanti dal responsabile del Tesoro, Tommaso Padoa-Schioppa.
Un passo obbligato, secondo la sinistra estrema, per riportare il confronto sulle pensioni nei binari giusti. Una mossa, invece secondo gli altri ministri, molto rischiosa per la stessa stabilità dell'esecutivo e che ha innescato una serie di appelli. Lo scontro, naturalmente, è sia sull’applicazione dei nuovi coefficienti, previsti (a suo tempo) dalla riforma Dini sia sullo scalone introdotto dalla riforma Maroni che dovrebbe attuarsi alla fine di quest’anno. Il Ministro del Tesoro TPS infatti ritiene che entrambe le riforme debbano andare a compimento integralmente. Si rammenta qui – invece – che la posizione della confederazione usae , già espressa in vari comunicati, è quella di non toccare i coefficienti (non applicare –cioè – la riforma Dini) ed ammorbidire e ritardare lo scalone.
A margine delle riunioni ufficiali sono circolate molte ipotesi e si ritiene che sul superamento dello scalone il compromesso tecnico si potrebbe trovare. Tutto da calibrare però il mix di scalini (probabilmente uno solo nel 2008 a 58 anni di età e 35 di contributi) e delle "quote" (somma di età anagrafica e contributiva) da far scattare dal 2010: quasi sicuramente si partirà da quota 96. Anche se si è parlato di fermarsi a "95". Non si vede però alcuna luce per il compromesso sulla risorse. Un miliardo, o quasi, lo potrebbe trovare il ministro Cesare Damiano con il suo "piano-risparmi". Le risorse mancanti, 1-1,2 miliardi, dovrà metterle sul tavolo il Tesoro. Ma al momento TPS non sembra affatto disponibile.
Molto più vicine invece le posizioni sugli ammortizzatori sociali dove la contro-proposta del Governo – seppure nella limitatezza dei fondi disponibili – tiene conto di tutte le indicazioni che avevamo fornito nelle sessioni precedenti.
L’impianto della riforma a regime può essere sintetizzato nei termini di seguito esposti:
• L’ipotesi prevede una progressiva armonizzazione degli attuali istituti di disoccupazione ordinaria e di mobilità, con la creazione di uno strumento unico indirizzato al sostegno del reddito e al reinserimento lavorativo delle persone disoccupate.
• La modulazione dei trattamenti potrebbe tener conto dell’età anagrafica dei lavoratori e delle condizioni occupazionali più difficili presenti nelle Regioni del Mezzogiorno, con particolare riguardo alla condizione femminile.
• Tutti i trattamenti offriranno la copertura figurativa ai fini previdenziali con evidenti vantaggi in termini di trattamento pensionistico dei lavoratori interessati.
• A regime, la riforma prevede l’unificazione della cassa integrazione ordinaria e straordinaria con forme di regolazione basate sulle finalità sostanzialmente diverse che hanno le due attuali casse. La prima tipologia è quella degli interventi a seguito di fattori congiunturali negativi e la seconda è volta ad affrontare il problema delle eccedenze di mano d’opera.
Interventi immediati
Il Governo prevede di stanziare una quota significativa dell’extragettito in direzione di un primo intervento sugli ammortizzatori sociali e sulle tutele occupazionali e previdenziali dei giovani, come di seguito specificato.
a) Interventi specifici sugli ammortizzatori sociali
La prima fase del progetto di riforma degli ammortizzatori intende effettuare interventi migliorativi sulle indennità di disoccupazione che riguardano tutti i lavoratori, ma in particolare i giovani, data l’elevata quota di under 30 presenti all’interno dei beneficiari delle indennità soggette agli interventi migliorativi. Gli interventi si articoleranno in:
• un miglioramento dell’indennità ordinaria di disoccupazione in riferimento al livello, alla durata e all’attuale profilo a “scalare”. Uno degli obiettivi è quello di portare il tasso di sostituzione( attualmente al 50% per i primi sei mesi), fino al 60%;
• un aumento delle indennità di disoccupazione a requisiti ridotti, con profilo che incentiva i contratti a termine più lunghi;
• un aumento della copertura previdenziale mediante il riconoscimento di contributi figurativi correlati alla retribuzione di riferimento piena e non solo all’indennità percepita.
Quanto ai correlati interventi in materia di politiche attive per costruire nuove e più adeguate occasioni di impiego, si prevede un rilevante investimento per potenziare i Servizi per l’Impiego anche al fine di legare l’erogazione delle indennità di disoccupazione a progetti di formazione e di inserimento lavorativo. Le risorse potranno essere usate anche per costruire agevolazioni per la stabilizzazione dei contratti di lavoro o percorsi di reinserimento. Sarà realizzato un efficace coordinamento tra Ministero del lavoro e Regioni, in raccordo con le parti sociali, con particolare riguardo ai profili di sistema: definizione degli standard, sistema informativo, formazione degli operatori, etc. anche valorizzando le sinergie con gli enti previdenziali.
Si tratta dunque di un primo intervento che migliorerà visibilmente l’entità del trattamento di disoccupazione, il futuro trattamento pensionistico e la possibilità di reimpiego dei lavoratori.

b) Interventi specifici per i giovani
• Misure a sostegno del reddito e per l’occupazione
Si istituiscono fondi di rotazione come formula efficace per consentire l’accesso al credito per sostenere attività occupazionali intermittenti dei parasubordinati, la disponibilità di credito per sostenere specifiche attività innovative progettate dai giovani e, per i giovani lavoratori autonomi, per facilitare il trasferimento generazionale e l’avvio di nuove attività.
In particolare si tratta di interventi che hanno bisogno di un finanziamento non ricorrente, ma di una dotazione una tantum, in quanto le restituzioni dei crediti erogati rialimenteranno esse stesse i fondi. Occorre individuare, tra queste, le soluzioni prioritarie e le opportune combinazioni di finanziamento, ovviamente all’interno dell’ammontare delle risorse disponibili.
Forniamo alcuni esempi:
– Fondo credito per il sostegno dell’attività intermittente dei parasubordinati. Tale fondo consentirebbe, ai parasubordinati in via esclusiva, di accedere, in assenza di contratto ad un credito a tasso di interesse zero – o molto basso – in grado di compensare cadute di reddito collegate ad attività intermittenti, “anticipando” in tal modo futuri redditi.
– Fondo microcredito per il sostegno all’attività dei giovani. Tale fondo incentiverebbe le attività innovative dei giovani, riprendendo e migliorando l’esperienza dei prestiti d’onore, finalizzando tali crediti all’avvio di attività lavorative nei luoghi di origine.
– Fondo per il credito ai giovani lavoratori autonomi. Il fondo sosterrebbe le necessità finanziarie legate al trasferimento generazionale delle piccole imprese e dell’artigianato e degli esercizi commerciali e all’avvio di nuove attività in tali ambiti, a condizioni particolarmente favorevoli.
Nell’ambito del miglioramento dei redditi dei giovani stiamo valutando l’opportunità di un aumento dell’importo delle borse e degli assegni universitari, con caratteristica di parasubordinati, al fine di compensare l’incremento dell’aliquota contributiva, che per queste categorie si è spesso convertita in una riduzione netta dell’importo percepito in quanto le disponibilità lorde messe a disposizione dalle Università e dagli altri enti erogatori, sono rimaste immutate.
• Misure previdenziali
Tale ambito riguarda tutti gli interventi che miglioreranno in futuro la prestazione pensionistica modificando alcune situazioni penalizzanti, specie per i giovani, connesse alle evoluzioni del mercato del lavoro.
– Interventi in materia di cumulo di tutti i periodi contribuitivi (totalizzazione) Gli interventi sul cumulo dei periodi contributivi mirano a permettere di assicurare ai lavoratori l’utilizzabilità di tutti i contributi versati.
– Per i giovani che sono nel sistema contributivo; la norma che sarà predisposta permetterà di utilizzare per un’unica pensione tutti i contributi versati in qualsiasi fondo, in modo da rimuovere le previsioni che limitano la possibilità di utilizzare, cumulandoli, tutti i versamenti contributivi.
– Per i lavoratori nel sistema retributivo o misto; si ridurrà il limite minimo di anzianità contributiva richiesto in ciascuna gestione (attualmente 6 anni) perché sia utilizzabile nella totalizzazione. In tal modo si allarga la platea dei beneficiari della normativa sulla totalizzazione dalla quale verrebbero esclusi solo soggetti con periodi esigui in ciascuna gestione.
– In questo ambito e limitatamente alla gestione separata (parasubordinati); in relazione al fatto che tale gestione ha aliquote contributive superiori a quelle delle Casse degli autonomi e che riguarda soggetti più deboli sul piano lavorativo e meno tutelati sul piano previdenziale (ai quali inoltre non si applicano le norme in materia di ricongiunzione) saranno definite condizioni di maggior favore e convenienza . in particolare l’intervento prevedrà un adeguamento compatibile con le risorse stanziate sopra indicate dell’attuale possibilità di cumulo tra contribuzioni in gestioni presso enti di previdenza obbligatoria pubblici, che miri ad estendere tale facoltà anche ai soggetti con più di 18 anni di contribuzione al 1995, che prenda in considerazione la ormai quasi totale assimilabilità in termini contributivi di tali lavoratori ai lavoratori dipendenti.
Interventi in materia di riscatto della laurea Saranno predisposti interventi relativi alle norme di riscatto della laurea con l’obiettivo sia di renderlo conveniente sotto il profilo previdenziale che di ridurne l’onere.
– Per i giovani che sono nel sistema contributivo:
• in coerenza con le disposizioni della legge 335/1995 e della legge 23 agosto 2004, n.
243 in materia di pensioni contributive, si prevedrà:
• la valenza ai periodi di riscatto per il raggiungimento dei requisiti contributivi per l’accesso alle prestazioni pensionistiche.
• La possibilità di chiedere il riscatto del corso legale di studi universitari ancor prima di iniziare l’attività lavorativa (quindi prima dell’iscrizione ad una forma obbligatoria di previdenza) pagando un contributo definito dalla legge, per anno da riscattare • il pagamento sarà consentito – oltre che in unica soluzione – fino a 120 rate mensili senza l’applicazione di interessi di rateizzazione; gli importi pagati ratealmente verranno contabilizzati nel montante contributivo con riferimento alla data di versamento.
– Per quanto riguarda coloro che sono nel sistema retributivo o misto:
• Si uniformeranno le diverse modalità di rateizzazione del contributo di riscatto del corso di studi universitari attualmente in vigore nei diversi regimi pensionistici, consentendone il pagamento – oltre che in unica soluzione – in 120 rate mensili (dalle 48 o 60 attuali).senza l’applicazione di interessi di rateizzazione (a differenza di quanto oggi viene previsto dall’Inps o per i dipendenti degli enti locali). In relazione al sistema di calcolo retributivo e misto avuto riguardo alle sue caratteristiche, verranno applicate le tabelle attuariali secondo l’attuale normativa.
Infine, si prevederà un aumento dell’aliquota dei parasubordinati è finalizzato a rafforzare la posizione pensionistica dei giovani in queste attività. L’eventuale accredito di un’aliquota di computo superiore a quella effettiva potrebbe dare un ulteriore aiuto in questa direzione.
Tutte queste misure dovranno trovare la loro soluzione nell’ambito dell’equilibrio delle risorse complessivamente disponibili.

Di Admin