Con due incontri susseguitisi a tamburo battente l’ARAN (Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) ha ripreso il filo del dialogo con le confederazioni sindacali per discutere di un CCNQ che per dirlo con le parole del presidente Gasparrini riguarderebbe: “l’armonizzazione della disciplina contrattuale in materia di assenze dal servizio del personale dipendente, anche alla luce delle ultime circolari in materia. In particolare in relazione alle assenze per accertamenti e visite sanitarie, per malattia e cure salvavita, convalescenza conseguente a day hospital, congedi parentali e per motivi di studio. In relazione a quest’ultimo aspetto è stata prospettata la possibilità di estendere i permessi per il diritto allo studio anche ai lavoratori dipendenti a tempo determinato.”

 

Come successivamente ha precisato la dott.sa Gentile, la direttiva avuta dal Governo è quella di normare alcuni istituti contrattuali – senza derivare un minor risparmio alla Pubblica Amministrazione – e gli istituti presi in considerazione dal’atto di indirizzo per la discussione sono quelli inerenti le assenze dal servizio quali:

1. Malattia.
– Nello specifico si fa espresso rimando alle assenze per visite specialistiche ove sono emerse problematiche applicative soprattutto nella definizione del termine “visita specialistica”. La proposta è quella di trasformare detta assenza in permesso fruibile in ore non frazionabili comprensivo del tempo di trasferimento al luogo della visita. Il permesso dovrebbe essere richiesto con un preavviso di almeno 3 giorni eccezion fatta per i casi di urgenza. Il giustificativo del permesso rientrerebbe nei casi già contemplati dalla legislazione in vigore.
– Nel caso di assenze per terapie salvavita su patologie gravi l’atto id indirizzo tenderebbe ad omogeneizzare le procedure già normate nei contratti tra i diversi comparti. Si andrebbe a prediligere la norma a maggior favore a condizione che sussistano il nesso causale tra la terapia salvavita ed una patologia grave. La patologia dovrà essere accertata da ASL, Enti Accreditati o Strutture con competenze mediche all’interno della Pubblica Amministrazione.
– In ultimo si è affrontato l’atto di indirizzo per le assenze derivate da convalescenza a fronte di day hospital, day surgery o intervento assimilabile dove ad oggi non rientrano nel periodo di comporto fino a 10 giorni. Si vorrebbe prevedere il pieno trattamento economico del lavoratore.

2. Permessi retribuiti.
o Si è fatto espresso rimando alla questione della quantificazione del permesso in ore da inserire nella misura di 18 ore di permesso annui per tutti i dipendenti.

3. Permessi di diritto allo studio per il personale a tempo determinato.
 - La mancata previsione di permessi di diritto allo studio per il personale a tempo determinato ha comminato una sentenza di condanna nel 2011 in Cassazione ed una infrazione da parte della Commissione Europea per discriminazione. L’Agenzia vorrebbe normare un permesso di diritto allo studio per il personale a tempo determinato di un numero di ore proporzionale alla durata del contratto escludendo quelli di “breve durata”.

4. Congedo parentale ad ore
– Questa assenza dal servizio è già stata normata da una Direttiva Comunitaria del 2010 ancora non recepita in Italia. L’atto di indirizzo prevedrebbe la libera scelta da parte del dipendente per la fruizione del congedo ad ore a condizione che il congedo sia accompagnato da una prestazione lavorativa nella giornata. Il congedo dovrebbe essere richiesto con un anticipo minimo di 15 giorni fatte salvo le urgenze.

L’occasione di riaprire un tavolo negoziale dopo molti mesi era però per tutte le parti in causa troppo ghiotta per parlare solo delle materie trattate dalla direttiva anche perché in sospeso ci sono alcune questioni cruciali per le organizzazioni sindacali e in particolare le procedure per il rinnovo delle RSU e per la conta deleghe per l’accertamento della rappresentatività ma anche l’apertura del confronto su quanto previsto dal comma 3 dell’art. 7 del Decreto-Legge n. 90 convertito con modificazioni dalla L. 11 agosto 2014, n. 114 che recita “ Con le procedure contrattuali e negoziali previste dai rispettivi ordinamenti può essere modificata la ripartizione dei contingenti ridefiniti ai sensi dei commi 1 e 2 tra le associazioni sindacali. In tale ambito è possibile definire, con invarianza di spesa, forme di utilizzo compensativo tra distacchi e permessi sindacali.”

Dopo la premessa introduttiva del presidente Gasparrini è iniziato il giro di interventi da parte di tutte le confederazioni presenti. I vari interventi, tutti più o meno articolati, sono stati in linea di massima convergenti su alcuni punti comuni: in sintesi si può dire che tutti si sono dichiarati favorevoli ad un accordo quadro in materia purché questo non comporti penalizzazioni per i lavoratori ed introduca aspetti migliorativi, esprimendo dubbi – in caso contrario – alla titolarità del tavolo confederale di intervenire su materie che fino ad ora sono state di competenza delle organizzazioni di categoria a livello dei singoli contratti. E ciò anche in considerazione dell’attuale disparità di trattamento esistente nei vari comparti per le materie oggetto di discussione. In pratica vi è per tutti contrarietà ad un accordo che, con l’intento di armonizzare la disciplina della materia, punti alla realizzazione di risparmi di spesa.

Il segretario generale USAE, Adamo Bonazzi, nei propri interventi ha espresso apprezzamento per la ripresa degli incontri in sede ARAN ma si è riservato di delineare nuovamente la posizione della confederazione in merito al CCNQ dopo aver avuto chiarimenti ed assicurazioni dalla Presidenza dell’ARAN in merito alle questioni politico-sindacali sollevate, al fine di instaurare un tavolo contrattuale “trasparente”; vi è infatti il sospetto che gli obiettivi reconditi di un CCNQ così atipico e con le caratteristiche illustrate siano da una parte il palese aggiramento dell’ordine del giorno con cui il Parlamento invita il Governo a procedere ai rinnovi contrattuali e dall’altra quello di superare l’attuale impasse della composizione dei comparti.
Ha quindi sottolineato che un eventuale accordo confederale sulla materia potrebbe richiedere un successivo passaggio di recepimento a livello dei singoli comparti di contrattazione.
Intervenendo riguardo al tema del rinnovo delle RSU (che – come noto – scadono il 3 marzo del 2015 e a legislazione vigente non possono essere prorogate) nonchè alla conta delle deleghe per l’accertamento della rappresentatività ha posto l’accento sulla necessità che queste materie siano subordinate alla necessità di stabilire in anticipo la composizione dei comparti di contrattazione, determinanti per stabilire la rappresentatività. Sottolineando che, in caso di mancato rinnovo delle RSU, si potrebbe procedere all’accertamento della rappresentatività sul solo dato associativo, come già accade per le aree della dirigenza.
Infine, in relazione al tema della riduzione dei distacchi e dei permessi ha precisato che tali prerogative sono finanziate da fondi contrattuali e che, pertanto, i risparmi realizzati debbano tornare ai lavoratori, configurandosi in caso contrario, come un ulteriore prelievo forzoso fatto ai lavoratori da parte del Governo.

Ufficio Stampa USAE

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