Il dipartimento della Funzione Pubblica sta per varare le linee guida relative ai criteri di mobilità del personale della Pubblica Amministrazione collocato in mobilità per effetto del riordino delle funzioni delle Province e delle Città Metropolitane, delle Regioni ordinarie (ex art. 1, c. 418-430 della Legge 190/14, in vigore dall’1/1/2015).
Nella tarda mattinata di ieri, mercoledì 28 gennaio, il ministro Maria Carmela Lanzetta (Affari regionali) ed il sottosegretario Angelo Rughetti (Funzione pubblica) hanno incontrato le confederazioni sindacali della Pubblica Amministrazione consegnandoci (alle ore 13) un documento di 22 facciate relativo alle Linee guida e chiedendo un parere scritto entro le ore 17 dello stesso giorno”.
Ovvie le reazioni sindacali, basate sulla impossibilità di una analisi critica attenta ed approfondita su un tema (la mobilità) così essenziale per la vita di migliaia di persone: i dipendenti delle Province. Come è noto infatti la nostra organizzazione ha proposto sin dal 2010 una soluzione differente che prevedeva il mantenimento dell’assetto amministrativo ed organizzativo del personale delle province. Ma così non è stato ed ora siamo a discutere di questa mobilità (necessaria al mantenimento dei posti di lavoro) che, sul piano organizzativo generale della P.A., non ci piace.
Ciò non di meno le linee guida che ci hanno presentato (ancora in bozza), dettano disposizioni in modo disarmonico e privo di coordinamento fra la Legge 56 e la legge di stabilità n.190/2014.
E, il limite è quello di ritrovarsi in una situazione di assenza di coordinamento, di decentramento spinto delle decisioni, di difficoltà di riallocazione del personale, che invece sono il presupposto e l’obiettivo del protocollo siglato dalle oo.ss. e della stessa decisione di allungare il percorso di riallocazione del personale al 31 dicembre 2016, come previsto dalla Legge 190/2014.
Le linee guida richiamano peraltro la necessità di definire i piani di riassetto organizzativo, economico, finanziario e patrimoniale degli enti di area vasta; ciò a seguito di scelte che non sono ancora completate dalla legislazione regionale e che potrebbero essere oggetto di significative modificazioni in più di qualche regione.
Allo stato delle cose i pericoli più evidenti sono:
• La incompleta definizione delle legislazioni regionali e con esse dell’individuazione dei piani di riorganizzazione e la necessità da parte degli osservatori regionali di procedere alla attribuzione delle funzioni e quindi dei lavoratori da impiegare;
• La mancata definizione del D.M. e delle relative tabelle di equiparazione per la mobilità del personale;
• La mancata mappatura presso tutte le Pubbliche Amministrazioni dei posti disponibili, come previsto dalla L.190/2014 e confermato dalle previsioni del D.L. 192/2014 “Milleproroghe”, e la rilevazione delle capacità di assorbimento da parte delle Pubbliche Amministrazioni di destinazione (Offerta di mobilità)

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