A una settimana dall’approvazione in CDM, dopo le bozze fatte circolare ad arte per gettare fumo negli occhi del grande pubblico, con l’arrivo in parlamento e la pubblicazione delle tabelle in sede europea, si comincia a fare chiarezza sulla legge di Stabilità; il Governo deve per forza di cose scoprire le sue carte e, inevitabilmente, nelle tabelle si trovano le sorprese. La gran parte dei risparmi – circa 3,4 miliardi – dovranno essere garantiti dai ministeri, circa 1,8 dalla riduzione della spesa tendenziale nella sanità, e solo 218 milioni di minor spesa dalla tanto sbandierata manovra di accentramento degli acquisti di beni e servizi.  La cosiddetta “spending review” –  cioè i tagli chirurgici ipotizzati dai super commissari – è stata , ancora una volta, sostituita da tagli lineari vecchia maniera che vanno a penalizzare i cittadini  italiani colpendoli la dove fa più male: la salute e i servizi pubblici.

Adamo Bonazzi, Segretario Generale USAE, è intervenuto sulla questione questa mattina, a Roma, nel corso di una  riunione con i quadri regionali della confederazione: 

“È una manovra ingiusta per i cittadini italiani onesti e iniqua per i lavoratori della PA che pagano da anni lo scotto dell’incapacità della classe politica di fare scelte chiare ed oneste sul futuro di questo nostro paese. Nella legge di stabilità ancora una volta si scrive SPENDING REVIEW ma si legge TAGLI LINEARI per la sanità e per i lavoratori delle PP.AA. Da anni i cittadini italiani vedono ridursi le tutele garantite dal servizio sanitario pubblico. Non ne possiamo più di un  SSN  che continua a tagliare il personale ma che continua a essere munto come una vacca da politici ed amministratori con esternalizzazioni, consulenze e tangenti. E, dopo otto anni di blocco dei contratti di lavoro e una sentenza della corte costituzionale che obbliga a rinnovarli dal  luglio 2015, il Governo pensa di cavarsela con 300 milioni di euro, e non da subito ma per il triennio 2016-2018;  e questo dopo che l’avvocatura dello stato – sulla base dei conti del MEF – aveva quantificato in 32 Miliardi il costo del rinnovi contrattuali bloccati in caso di una eventuale pronuncia piena della Consulta. Se non fosse che la situazione è tragica saremmo alle comiche. Da quando, il 5 agosto 2011, è arrivata la lettera della Bce al Governo italiano (firmata dal presidente Jean Claude Trichet e dal futuro numero uno dell’Eurotower, Mario Draghi) la pesante riorganizzazione del sistema paese è stata totalmente finanziata  dai lavoratori della pubblica amministrazione, centrale e locale, con i blocchi dei propri salari e del turn over.”

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