Nella tarda mattinata odierna, facendo seguito agli incontri di Luglio scaturiti dalla sigla dell’accordo per la riduzione dei comparti, nell’ambito delle consultazioni delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei lavoratori delle PP.AA. , una delegazione della nostra organizzazione guidata dal segretario generale, Adamo Bonazzi , ha incontrato i rappresentanti del Governo per affrontare la questione del rinnovo dei contratti. Come ormai noto a tutti, infatti, frantumato il tabù della riduzione dei comparti di contrattazione, unico scoglio addebitabile ai sindacati, per il rinnovo dei contratti restano intatti tutti i problemi introdotti con la legge 15/2009 e il decreto legislativo 150/2009 (le cosiddette norme Brunetta) relativamente al rapporto legge/contratti ed ai salari di produttività che, come tutti possono facilmente comprendere, non sono nella disponibilità materiale del Sindacato e dipendono esclusivamente dalla volontà politica governativa.
E, in questo senso, nell’ultimo incontro di luglio la Ministra aveva lasciato più molto più di uno spiraglio dichiarando la propria disponibilità, a nome del Governo, a trovare una soluzione normativa. Le anomalie sono quindi, ancora una volta, da una parte il fatto che lo Stato sia al tempo stesso arbitro generale del mercato del lavoro – cioè colui che legifera e dovrebbe vigilare sul corretto andamento dei rapporti di lavoro – e, simultaneamente, diretto datore di lavoro di oltre tre milioni di lavoratori e dall’altra il fatto (non di secondo piano) che le risorse disponibili debbano discendere dalla legge di bilancio del medesimo stato.
In questo quadro, già abbastanza complicato, si è evidentemente inserita di prepotenza la sentenza della Corte Costituzionale, di venerdì 25 novembre scorso, che ha certamente sparigliato le carte e cambiato le prospettive temporali all’orizzonte. Al di là degli annunci del premier, Renzi: “noi siamo pronti a fare i contratti dei lavoratori del pubblico impiego” infatti, le cose hanno decisamente cambiato aspetto. Dopo la sentenza infatti la materia non è più nella esclusiva disponibilità del Governo.
La Corte costituzionale, che si è espressa (sul ricorso presentato dalla Regione Veneto) in merito al fatto che i decreti attuativi erano stati emanati con il parere delle Regioni, ancorché non vincolante , e non tramite un’intesa formale con i governatori delle Regioni, e quindi ciò imporrà al Governo tutta una serie di passaggi formali che necessitano di tempi e – per l’appunto- di una intesa formale in sede di conferenza stato-regioni.
Chiarito questo, e le risorse che il medesimo Governo avrebbe l’intenzione di mettere sul piatto con la prossima legge di bilancio per il 2018 che in qualche modo la Ministra aveva già anticipato nelle sue interviste, siamo entrati nel merito della questione e la nostra organizzazione ha chiarito i seguenti punti:
1. La nostra organizzazione ritiene insufficienti le risorse prospettate ( 85 euro medi a regime) per gli aumenti a fronte di un pregresso blocco contrattuale che ha congelato per oltre due intere tornate triennali gli stipendi dei lavoratori;
2. Se il rapporto di lavoro dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche deve rimanere di natura privatistica allora tutta la materia normativa contrattuale deve ritornare nella disponibilità delle parti e le incursioni legislative debbono immediatamente cessare e ciò deve essere sancito con un protocollo per le relazioni sindacali in cui il Governo ( e a questo punto anche le regioni) si impegna, nero su bianco, a cancellare le norme della legge 15/2009 e del decreto legislativo 150/2009 che di fatto impediscono il rinnovi contrattuali;
3. Le dinamiche di carriera e l’organizzazione del lavoro all’interno delle pubbliche amministrazioni devono rientrare nelle disponibilità della contrattazione;
4. Il protocollo deve essere sancito con un accordo che veda coinvolti simultaneamente tutti i soggetti maggiormente rappresentativi dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni ;
5. Gli effetti dei bonus fiscali messi in atto dal Governo non devono incidere sulle dinamiche salariali contrattuali limitandone le risorse.
Infine, il Segretario Generale, Adamo Bonazzi, ha dichiarato: “la nostra organizzazione, responsabilmente, avendo aperto una trattativa , sino ad ora ha atteso con molta pazienza gli sviluppi della situazione, ma nella sua conferenza di organizzazione della scorsa settimana ha deciso che di fronte ad ulteriori tentennamenti ci sarebbe stata la mobilitazione. Ora non abbiamo più dubbi, poco ci può importare infatti se i tentennamenti sono dovuti alla volontà di tergiversare o all’incapacità di legiferare, i lavoratori sono stanchi e non sopportano ulteriori ritardi. Le forme le decideremo a breve ma dopo oggi la mobilitazione è certamente confermata.”
Roma li 28.11.2016
Ufficio Stampa
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