come era prevedibile sono partite le grandi manovre in attesa delle riunioni convocate il 19 p.v. dal  Ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone (i tavoli e le relative riunioni sono 3).

Il Ministro Dadone punta alla stesura di un «memorandum» d’intesa che permetta di aprire i tavoli della trattativa per il rinnovo del contratto e, a tale proposito, ha predisposto un documento programmatico, già consegnato nei giorni scorsi al Presidente del Consiglio Conte, in cui ha indicato i principali punti che dovrebbero entrare a far parte del memorandum. Tra questi oltre agli aumenti contrattuali (ad oggi sono stati stanziati dal governo 3,37 miliardi di euro, che corrispondono ad un aumento medio delle buste paga del 3,4% circa), sul tavolo, ci dovrebbero essere anche  altre due questioni: la prima è la detassazione dei premi di produttività (come già avviene nel settore privato che già sconta una tassazione agevolata al 10%);  la seconda è  quella del cosiddetto «elemento perequativo»; si tratta del bonus di 20 euro lordi al mese circa, che è stato riconosciuto nell’ultimo contratto ai dipendenti con i redditi più bassi (per finanziarlo occorrono circa 400 milioni l’anno) che rischia di incrociarsi con il taglio del cuneo fiscale. Chi percepisce «l’elemento perequativo» nella maggioranza dei casi, infatti, prende anche il bonus che da luglio sarà portato da 80 a 100 euro. Un ragionamento che potrebbe arrivare al tavolo della trattativa.

La legge di bilancio di quest’anno ha stanziato per i rinnovi della tornata 2019-2021 per i comparti statali 1.100 milioni, 1.425 milioni e 1.775 milioni di euro rispettivamente per il 2019, per il 2020 e a regime dal 2021. Stanziamento innalzato a regime di altri 1.600 milioni di euro dalla legge di bilancio per il 2020.

Il quadro economico-finanziario della nuova stagione contrattuale, va completato anche valutato l’effetto sui bilanci delle amministrazioni non statali dove lavora il 42% del totale degli occupati della Pa (Sanità e Funzioni Locali: 1,4 milioni di persone a fronte delle circa 1,9 che operano nei settori statali) con una previsione di spesa a regime per i rinnovi contrattuali di poco più di 2,6 miliardi di euro. Molto dipende, quindi, da quello che sarà l’atteggiamento del Ministro dell’Economia sulla questione.

Nel memorandum poi, secondo la Ministra Dadone, dovrebbero rientrare anche altri temi. In particolare, un capitolo, sarà dedicato alla valorizzazione del personale attraverso degli adeguati percorsi di carriera. Non a caso nei giorni scorsi abbiamo assistito alla estrema unzione delle commissioni art.12 di tutti i contratti di lavoro (come vi abbiamo ampiamente relazionato con il comunicato stampa del giorno 11 c.m. dal titolo: “Art.12 sanità: si va verso lo scippo delle professioni.….”); esse infatti si apprestano ad essere smobilitate per lasciare il passo al memorandum.

L’intenzione annunciata a mezza bocca sarebbe quella di allargare le percentuali dei dipendenti che accedono agli scatti economici derivanti delle cosiddette «progressioni orizzontali» che oggi hanno dei limiti percentuali che la parte pubblica vorrebbe incrementare con un apposito provvedimento (che avrebbe l’effetto non secondario di toglierlo alla contrattazione e riportare la materia fra le riserve di legge).

Intanto Aran, l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni ( che fa il suo mestiere)  diffonde valium e comunica al mondo che secondo i suoi calcoli  per gli oltre 3,3 milioni di occupati della Pa, nei nuovi contratti, ci sarebbe un incremento medio mensile in busta paga (lordo dipendente) di circa 100 euro per 13 mensilità. Questo senza minimamente precisare che in tale media ci sono anche i dirigenti (che sono oltre 100.000 persone) e che per questi ultimi, nell’ultimo contratto, che è appena stato sottoscritto definitivamente,  l’aumento medio è stato di  circa 250 Euro pro capite.

Di Admin