Il primo Bosco Verticale firmato dall’architetto Stefano Boeri nella città cinese di Nanchino
San Bernardo
“Ciò che io so della Scienza divina
e delle scritture sacre
l’ho imparato nei boschi e nei campi.
I miei maestri sono stati i faggi e le querce,
non ne ho avuti altri.
Tu imparerai più nei boschi che nei libri.
Alberi e pietre ti insegneranno
più di quanto tu possa acquisire
dalla bocca di un maestro”
Il Fuoco, l’Aria, la Terra, l’Acqua e……….l’uomo
I primi pensatori della Scuola di Mileto, (586–528 a.C.) Talete, Anassimandro e Anassimene individuarono il Fuoco, l’Aria, la Terra, l’Acqua come elementi fondamentali del cosmo: gli “archè” (l’origine). Elementi, dunque, vitali per tutti gli esseri umani e animali. Purtroppo nel tempo é stato proprio l’uomo a modificarli inquinandoli e, a volte tramite il fuoco, distruggendoli.
Gli studiosi dell’origine del cosmo, considerano il Fuoco il primo dei quattro elementi fondamentali.
Il Fuoco, da energia vitale a energia distruttiva: gli incendi
Negli ultimi anni il problema degli incendi soprattutto quelli boschivi ha assunto dimensioni a dir poco drammatiche, tanto da destare un grido di preoccupato allarme a tutti i livelli. Alcuni effetti degli incendi non ammettono soluzioni, oltre alla drammatica perdita di vite umane c’é anche la perdita della biodiversità responsabile dei cambiamenti climatici.
Gli alberi lavorano per noi
Nell’ultimo secolo l’albero sta acquisendo sempre più importanza per la sua funzione igienico-sanitaria. Già nell’Ottocento, nei paesi più avanzati, venivano piantati alberi per usufruire della loro capacità di purificare l’aria, soprattutto attorno agli insediamenti industriali, dove erano ubicate le abitazioni dei lavoratori. Oggi sappiamo che gli alberi influenzano il microclima migliorando qualità e tenore di umidità dell’aria, regolano la temperatura attraverso l’ombreggiamento, la traspirazione e l’abbattimento delle correnti d’aria, svolgono un’azione di “filtro” verso le particelle inquinanti e di schermo contro il rumore, contribuiscono all’equilibrio idrogeologico ed ecologico, ospitano la fauna selvatica, abbelliscono le zone naturali e quelle urbanizzate. L’utilità del verde nel mitigare il clima urbano è ben conosciuta ed è considerata la strategia più economica per contrastare la crescita della cosiddetta “isola di calore”. L’isola di calore è un fenomeno fisico provocato dalla geografia urbana e dal calore rilasciato dagli usi energetici, che si manifesta con un innalzamento medio della temperatura in città di 3°C – 5°C accompagnato da una maggiore presenza di inquinanti e da una crescita dei consumi energetici per il condizionamento estivo degli edifici, con un ulteriore contributo all’effetto serra. Gli alberi svolgono un’importante funzione di filtro purificando l’aria dalle sostanze inquinanti, polveri (PM10) e gas (monossido di carbonio, biossido d’azoto, anidride solforosa, ozono, ecc.) presenti nell’atmosfera.
Una fascia arborea di sufficiente ampiezza, posta lungo strade ed autostrade, può esercitare una notevole azione di filtro, sia nei confronti di emissioni inquinanti che di rumore, prodotti dalle automobili in percorrenza. Alcuni gas vengono assorbiti direttamente dalle foglie, mentre la riduzione della concentrazione delle polveri disperse nell’aria avviene con modalità diverse: per intercettazione delle stesse da parte delle foglie o delle rugosità della corteccia; oppure per precipitazione delle particelle di polvere e per rimescolamento dell’aria che gli alberi e le fasce boschive in generale favoriscono. Va inoltre considerato che il terreno alla base delle fasce arboree, fertile e ricco di organismi è anch’esso un ottimo filtro delle sostanze inquinanti presenti nell’aria.
Un albero di dimensioni normali produce in media 20-30 litri di ossigeno al giorno. Ogni uomo ne ha bisogno in media di 300 litri al giorno per vivere sano.
Un Faggio di 100 anni, con una superficie fogliare di circa 7.000 mq. assorbe nel corso di un’ora 2,5 Kg di CO2 contenuti in 4.800 mc. di aria e libera 1,7 Kg. di Ossigeno nell’aria, coprendo i bisogni di ossigeno per una decina di persone; durante questo processo vengono utilizzate oltre 6.000 calorie di energia solare e viene traspirata una notevole quantità di acqua (circa 300-400 dm3) migliorando il microclima di 8.000 mc di aria. La sua funzione è paragonabile al funzionamento ininterrotto di 5 condizionatori d’aria per 20 ore; nel corso della sua vita quest’albero “pulisce” un volume d’aria pari a quello di 80.000 case unifamiliari con cubatura media di 500 mc. La presenza di vegetazione induce effetti positivi sul benessere psico-fisico delle persone. Il verde fa parte dei colori riposanti e calmanti. Un’indagine condotta dall’UNICEF in alcune città italiane conferma che la maggior parte dei ragazzi italiani è ormai costretta a vivere al riparo delle mura domestiche o scolastiche per evitare i tanti rischi della città e che ciò ha negativi influssi sul corretto sviluppo della personalità.
Altre funzioni importanti svolte dagli alberi
Nel campo medico sono evidenti i benefici delle piante. Gli studi condotti nella foresta pluviale peruviana hanno dimostrato che le sostanze estratte da alcune piante sono in grado di inibire la crescita di un batterio che provoca la tubercolosi, concorrono a trattare la leucemia infantile ed altre malattie importanti come cancro e AIDS.
Possiamo, sinteticamente riassumere che gli alberi svolgono una funzione ecologica-ambientale; climatica, igienico-sanitaria, termoregolatrice, riduzione dell’inquinamento acustico, protettiva e tutela dei suoli, creativa, estetica paesaggistica, economica e sociale.
La statistica delle cause
E purtroppo molto complessa. Le problematiche socio-economiche che caratterizzano il nostro paese influiscono fortemente sul fenomeno degli incendi. L’aspetto più preoccupante del presente è la disoccupazione.
Lo stato di necessità esaspera gli animi e spinge le persone ad intraprendere azioni estreme dettate dall’astio e dallo spirito di vendetta per garantire la continuità occupazionale dei cantieri di rimboschimento prossimi alla chiusura; per protesta contro presunte ingiustizie in relazione alle assunzioni nei cantieri forestali; per essere assunti nelle squadre antincendio; ritorsioni a seguito d’attività di repressione nei confronti del reato-di bracconaggio, bande rivali per accaparrarsi il business della prostituzione, etc.
Ogni anno, quasi a cadenze prestabilite, si ripete questo gravissimo problema, con danni, sia economici che ecologici e solo I’ azione di prevenzione fa sì che lo stesso, possa essere contenuto e limitato. Nel 2016 in Italia si sono perduti più’ di 500 mila ettari di bosco, né I’azione di rimboschimento e di ricostituzione boschiva sono riusciti a rimediare alle devastazioni.
Per quanto riguarda i dati del 2017, questi ad oggi sono ancora incalcolabili. L’Ansa, riportando le informazioni fornite da Legambiente e raccolte dalla Commissione europea nell’ambito del progetto Copernico, afferma che tra maggio e agosto sono andati in fumo 72.039 ettari di superficie che sommati ai 2.926 bruciati nel periodo invernale diventano 74.965 ettari di superficie boschiva. Le regioni più colpite sono la Calabria, la Campania, il Lazio, la Sardegna, la Puglia, la Toscana, la Liguria, l’Abruzzo, la Lombardia e il Piemonte. La valutazione della Commissione Europea nel documento European forest fire information system afferma che in una settimana é andata in fumo un’area del nostro paese pari a quella bruciata in tutto il 2016. Incendi che, in base alle prime statistiche, sono stati causati “per la stragrande maggioranza dalla mano dell’uomo”. Un danno economico stimato dai Verdi oltre il miliardo di euro. Secondo la Coldiretti occorrono più di quindici anni per ricostruire gli ettari andati a fuoco.
È fuori di dubbio che il fattore climatico e I’ andamento stagionale abbiano una notevole influenza nel creare le condizioni favorevoli allo sviluppo ed alla propagazione degli incendi boschivi. Di notevole importanza è il grado di umidità della vegetazione, in particolar modo di quella erbacea del sottobosco. Gli incendi dei boschi, pur seguendo l’andamento climatico, non si manifestano uniformemente sul territorio: ci sono delle zone dove questo pericolo è maggiore che in altre, come I ‘esperienza ed i fatti annualmente confermano.
Di fronte a tale problema i paesi più colpiti stanno organizzando il potenziamento dei mezzi di lotta e formulando progetti pilota alla CE per contribuire al mutuo soccorso tra Stati Membri in caso di incendi di particolare gravità.
L’incendio come delitto e reato
un delitto contro la pubblica incolumità e come tale è punito come reato
Le differenze tra reato doloso, preterintenzionale e colposo
- Per dolo si intende la consapevolezza e la volontà di commettere un reato. Il dolo è uno degli elementi essenziali al fine di qualificare ciascun reato (è detto, in particolare, elemento soggettivo, perché riguarda uno stato psicologico).
L’art. 42 del c.p. prevede infatti che nessuno può essere punito per un’azione od omissione prevista come reato se non l’ha commessa con coscienza e volontà ma fa salvi alcuni casi, espressamente previsti dalla legge, in cui può aversi reato anche in mancanza di dolo (sono i casi dei reati preterintenzionali e dei reati colposi).
- La preterintenzione si determina quando in uno stato soggettivo non si vuole porre in essere un reato, ma le conseguenze della propria azione sono più gravi di quanto previsto (ad esempio, si vuole colpire con un pugno per provocare una percossa e invece si determina la morte della persona colpita).
- Si ha invece l’elemento soggettivo della colpa quando manca la volontà di determinare un qualsiasi evento costituente reato, ma l’evento si verifica ugualmente per negligenza, imprudenza, imperizia o per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline (art. 43 c.p.). Anche le ipotesi di reati colposi sono tassativamente punite dalla legge.
Principali cause degli incendi
Cause naturali – cause accidentali – cause colpose – cause dolose e cause sconosciute.
Cause Naturali
All’origine degli incendi determinati da cause naturali vi sono sempre fenomeni fisici, chimici, metereologici e biologici: in questi casi l’elemento umano è totalmente assente. Esempi:
L’autocombustione, Il fulmine e la rifrazione dei raggi solari.
In questo ultimo caso, forse, non si può parlare di un vero e proprio fenomeno naturale, in quanto la presenza del vetro nelle campagne è comunque ascrivibile ad un comportamento umano negativo.
Cause Accidentali
Sono quelle che designano un evento imprevedibile, a cui non si può attribuire una responsabilità umana neanche colposa.
In definitiva le cause naturali e accidentali, rappresentano allo stato attuale una percentuale del tutto trascurabile.
Cause sconosciute o indefinite
Trattasi di incendi per i quali non è possibile definire la certezza del dolo o della colpa.
Cause dolose
La stragrande maggioranza degli incendi è riconducibile direttamente o indirettamente all’azione e alla volontà dell’uomo. In giurisprudenza l’incendio è un fuoco che presenta una notevole forza distruttiva, che per vastità ed estensione assume proporzioni rilevanti, tende a diffondersi e a propagarsi e risulta di difficile spegnimento. Con l’arrivo della bella stagione, delle temperature miti, delle brezze leggere, si annuncia l’allerta per uno dei fenomeni più delittuosi per il nostro territorio: gli incendi boschivi: un reato soggetto ad una misura penale autonoma.
Cause in cui c’è il dolo (art. 423-bis del c.p. – incendio boschivo)
Sono gli incendi causati da:
– apertura o rinnovazione del pascolo a mezzo del fuoco
– dalla volontà di ripulire con il fuoco
– da conflitti o vendette tra proprietari
– da vendetta o ritorsione nei confronti della Pubblica Amministrazione
– da insoddisfazioni, dissenso sociale, turbe psicologiche e comportamentali
– dall’intento di guadagnare dalla scomparsa della vegetazione ai fini della speculazione edilizia
– dall’intendo di guadagnare o comunque avere vantaggi dall’attivazione degli stessi incendi
– da proteste contro l’attivazione di aree protette o la loro gestione
– da questioni occupazionali connesse a cantieri forestali
– da gioco e/o divertimento
– dall’intento di essere inclusi nelle squadre antincendio
– dalla criminalità organizzata
Il sistema sanzionatorio civile e penale in materia di incendi boschivi è stato integrato dall’approvazione della legge quadro del 21.11.2000 n. 353; questa, infatti, ha imposto nuovi divieti e prescrizioni con sanzioni salatissime e ha modificando il codice penale introducendo il reato di incendio boschivo come fattispecie penale autonoma. Simili misure sono state ritenute necessarie perché l’aggravarsi del fenomeno degli incendi, oltre a provocare danni gravissimi al patrimonio forestale, all’avifauna e all’assetto idrogeologico del territorio, rappresenta concretamente un pericolo per l’incolumità dei cittadini. Per far fronte a tutto questo, la legge
quadro impone che ogni Comune assuma competenze specifiche nella lotta contro gli incendi boschivi, arrogandosi oneri e responsabilità che garantiscano un controllo minuzioso delle aree interessate. Molti comuni, a partire dal mese di maggio fino al 30 settembre, dovrebbero impegnarsi a monitorare con costanza i terreni e i loro proprietari, con l’obiettivo di informare, sensibilizzare ed educare al rispetto e alla tutela dell’ambiente.
Nello specifico, i proprietari di terreni incolti sarrano obbligati a ripulire il suolo da sterpaglie, rovi, cespugli e ogni altra possibile fonte di incendio, inclusi i rifiuti, oltre ad assicurare, lungo i propri confini, una fascia frangi fuoco non inferiore a 10 metri. Regole ancora più ferree per i proprietari di terreni, colti o incolti, laterali alle strade comunali e provinciali, o frontisti di aree e spazi pubblici: l’obbligo è attenta pulizia, per una fascia frangi fuoco non inferiore ai 50 metri, da ogni residuo che possa favorire l’innesco di un incendio. Si prevede, inoltre, una potatura regolare di rami, tronchi secchi e rovi, nonché l’eliminazione regolamentare di tutti i materiali di scarto.
In ogni caso, è assolutamente vietato bruciare, anche nei campi incolti, le stoppie delle colture, dei prati e delle erbe, fino al 30 settembre.
Il Comune prevede le seguenti sanzioni:
– nel caso di mancata pulizia delle aree si pagherà dai 103, 20 ai 413,17€;
– nel caso in cui non viene creata e mantenuta una fascia frangi fuoco della giusta dimensione, l’ammontare della sanzione è di 150,00€;
– nel caso di comportamenti che inneschino un incendio, la sanzione non sarà inferiore ai 1032,00€
Cause colpose
Cause in cui c’è la colpa (secondo comma ex articolo 423 del c.p.)
Sono colposi quegli incendi provocati involontariamente. La colpa deriva dall’imprudenza, imperizia o inosservanza delle norme vigenti (leggi, regolamenti e ordinanze). Per esempio gettare una sigaretta dall’auto lungo le reti viarie; l’abbandono di fuochi incustoditi; quando si incendia una cosa propria come stoppie, erbacce secche etc. e non ci si accerta del completo spegnimento; quando a queste azioni segue un incendio pericoloso per la incolumità pubblica. Un pericolo costituito oltre che dalle fiamme anche dal calore, fumo, mancanza di ossigeno ed eventuale sprigionarsi di gas pericolosi.
Detto in termini molto semplici, affinché l’incendio sia considerato di natura colposa il legislatore deve accertare la mancanza di volontà e che vi sia stata imperizia, negligenza o imprudenza. A seguire valuterà il rapporto tra dette cause e l’attività distruttiva concretamente svolta. Dall’ indice di questo rapporto sarà determinata la pena che varia da uno a cinque anni. Pena raddoppiata se si tratta di disastro boschivo, ferroviario o di mezzi adibiti al trasporto di persone.
In definitiva l’art. 449 del c.p. dice che chiunque, al di fuori delle ipotesi previste nel secondo comma dell’art. 423 bis (dolo) cagioni per colpa un incendio o altro disastro che mette a rischio l’incolumità pubblica, è punito con la reclusione e una relativa sanzione economica.
Considerazioni
le leggi ci sono è la “certezza della pena che manca”
Le leggi dunque ci sono (legge quadro; artt. 423, 425 etc. del codice penale) e ben distinguono l’incendio dall’incendio boschivo, precisano le relative pene come la reclusione da tre a dieci anni e le sanzioni.
Purtroppo, manca, la “certezza della pena”. Un uomo capace di creare simili danni, qualunque sia la motivazione che lo spinge, oltre a scontare la pena prevista dovrebbe provvedere con il proprio lavoro a risanare ciò che ha volontariamente distrutto. Le Istituzioni preposte, oltre alla Magistratura, dovrebbero individuare modalità e percorsi di risarcimento come l’immediata confisca dei beni mobili e immobili. Inoltre è indispensabile che la pena venga scontata per intero senza alcuna prescrizione o agevolazione per buona condotta. Altro aspetto importante è non cadere nella rete degli “omertosi” e avere il coraggio di segnalare o di esporre denuncia all’Arma dei Carabinieri presso la quale dal primo gennaio 2017 è stato trasferito il Corpo Forestale dello Stato.
Al di là di ogni legge, obbligo o multa, va ricordata una verità assoluta e incontrovertibile sostenuta da G. Snyder: “la Natura non è un posto da visitare, è casa nostra”
La cultura della legalità
Dall’atteggiamento al comportamento
Qualsiasi strategia di prevenzione e lotta al fuoco, per quanto valida nei suoi principi ispiratori, è destinata a fallire se non sostenuta dalla partecipazione dell’uomo, sia in termini di atteggiamento che di comportamento. La salvaguardia e la tutela dei boschi, ma anche dell’ambiente in generale, sono oggi strettamente connesse al grado di civiltà degli uomini, alla loro cultura e sensibilità.
Si rilevano, infatti, insufficienti i divieti e le sanzioni, i sistemi di lotta tecnologicamente avanzati o altre iniziative adottate, in presenza di una coscienza sociale poco attenta alle esigenze dell’ambiente.
La difesa del bosco e degli alberi, è ormai quasi esclusivamente connessa alla qualità dei rapporti che I’ uomo è in grado di stabilire. Al riguardo, l’opera di sensibilizzazione delle popolazioni e di informazione dei cittadini, anche con il coinvolgimento dei mass media, non sarà mai pienamente efficace se non mira a realizzare una “cultura” della tutela del patrimonio ambientale inteso come bene imprescindibile che appartiene alla collettività e che ne assicura la sopravvivenza. É necessario, pertanto, dare opportuno impulso a tutte le azioni di carattere informativo e formativo rivolte anche agli educatori e alle stesse Istituzioni le quali devono rivolge più attenzione alla “prevenzione”. In questi ultimi tempi sono stati avviati percorsi didattici e laboratori rivolti a giovani e bambini al fine di promuovere la consapevolezza che “uomini, terra, fuoco, acqua e aria” appartengono al medesimo contesto naturale e concorrono all’evoluzione dell’ecosistema.
Nell’ambito della Strategia Europea 2020 la Commissione e L’Agenzia Europea per l’Ambiente rivolgono particolare attenzione alla formazione di competenze adeguate e correlate alle nuove professioni in campo ambientale.
Lo stesso MUR nel 2009 ha definito “Le linee guida per l’educazione ambientale e lo sviluppo sostenibile”. Il documento, nelle diverse discipline (storia, geografia, arte etc.) e in relazione all’età degli allievi, mira all’acquisizione di competenze di tipo olistico oltre che a quelle specialistiche e tecniche. Ma i risultati sono ancora insufficienti!!!!!
Sino ad ora il processo evolutivo dell’uomo è stato più rapido e veloce delle altre specie viventi su questo pianeta. Oggi questo processo ci mette dinanzi ad una grande consapevolezza: “capire che la chiave della nostra esistenza futura va ricercata nella comprensione, tutela e rispetto della natura di cui noi stessi siamo parte” altrimenti il nostro futuro sarà irrimediabilmente compromesso.
A questo “rinnovamento culturale”, inteso come processo di sensibilizzazione dell’uomo affinché ritrovi i propri valori; come cammino formativo di giovani/bambini sviluppando nell’ambito del loro percorso evolutivo la “cultura della legalità; come comunicazione tra le figure professionali ambientali e i cittadini devono concorrere con interventi significativi la scuola, la famiglia, le Istituzioni, Il Parlamento della Legalità internazionale e il Sindacato.
Il Coordinatore Nazionale Funzioni Centrali
Paola Saraceni
347.0662930