Al Ministro della Giustizia; Al Capo del Dipartimento della Amministrazione penitenziaria Santi Consolo; al Capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità Gemma Tuccillo; al Direttore Generale del Personale e delle Risorse D.A.P. Pietro Buffa; al Direttore generale del personale, delle risorse e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile Vincenzo Starita.

 

Giunge nelle nostre mani in data odierna la Circolare del DAP 119975 del 09/04/2018 con la quale si dispone di dare “applicazione a quanto previsto dal più volte menzionato comma 1 dell’art. 71 del D.L. 2008/112 convertito con modificazioni della legge 2008/133, procedendo all’attivazione delle procedure di recupero anche per il periodo pregresso all’emanazione della ministeriale 20 luglio 2015, n. 254284”.

Orbene, senza dilungarci troppo sull’ostinata assurdità di voler assoggettare alla suddetta normativa un’indennità particolare che solo per una recente fictio iuris è stata equiparata all’indennità di amministrazione ma che con l’indennità di amministrazione nulla ha di che spartire, anche perché nella succitata nota si riconoscono le nostre motivazioni,

Premesso che siamo sbigottiti dal cinismo contabile della suddetta nota che, pur di non incorrere nella prescrizione – e questo in un paese in cui alcuni politicanti sulla prescrizione hanno fatto le loro fortune – dichiara l’intento di incidere sulla carne viva di un personale che svolge un lavoro difficile e in condizioni talora disperati e disperanti, si rappresenta quanto segue:

  1. per i dipendenti del D.A.P. e del DGMC le previste decurtazioni non sono mai state operate, fino ai nuovi pareri ARAN n° 2379 del 21/01/2015 e 17737 del 05/05/2015. Ciò correttamente in quanto il parere ARAN n. 2349 del 26/06/1995 aveva ritenuto “che l’indennità di servizio penitenziario, per le connotazioni di pensionabilità (in quota “A”) e di modalità di pagamento (è l’unica indennità del Comparto Ministeri non decurtabile in caso di assenza e che prevede la corresponsione della XIII mensilità), sia assimilabile alla struttura retributiva fondamentale.”

 

  1. Anche a volere considerare l’indennità di servizio penitenziario come rientrante nella retribuzione accessoria, cosa che per questa O.S. è insensato per le tante motivazioni addotte negli anni e che saranno reiterate nelle sedi opportune, fino al parere ARAN del 2015, tale indennità non è stata equiparata all’indennità di amministrazione. In effetti ha continuato a fruire di un regime speciale in deroga al regime comune delle altre indennità tanto che, fino al 2015, sono state versate ai dipendenti interamente le somme agli stessi dovute per indennità di servizio penitenziario, senza alcuna decurtazione nei casi di assenza per malattia.

 

  1. Ora, essendo somme versate in virtù di un’argomentazione giuridica (Norme citate e parere ARAN 1995) e degli organismi superiori competenti del DAP e del DGMC, non può ritenersi sussistente una ragione legale quale il pagamento sine titulo.

 

  1. Mentre, a fronte di una prestazione lavorativa già resa, essendo stato ritenuto equiparato il sofferto periodo di malattia alla esecuzione della prestazione, l’eventuale prelievo coatto di detti periodi configurerebbe una vera e propria rapina, reato ben più grave di una difforme interpretazione da parte di un oscuro Dirigente di un ente (l’ARAN) che esprime pareri e non è di certo il Legislatore.

 

  1. Non sfugge il fatto che, sia il DAP sia il DGMC (già DGM) avrebbero avuto modo di applicare il D.L. 112/2008, ma hanno continuato a provvedere al pagamento della indennità di cui si tratta senza alcuna decurtazione. Dal punto di vista di chi scrive correttamente e ai sensi del Contratto cui da una prestazione lavorativa discende una retribuzione.

 

  1. E che, sia il DAP sia il DGMC hanno ritenuto che l’indennità di servizio penitenziario dovesse essere interamente corrisposta anche in caso di assenza per malattia.

 

  1. Pertanto, essendo pleonastico sottolineare di come nessuna Amministrazione possa mettere in discussione diritti già acquisiti o mettere mano su somme correttamente erogate e legalmente dovute (almeno fino alla data in cui è stato emesso il parere ARAN del maggio 2015 che ha avviato questa barbara e illegale azione di sottrazione economica) senza incorrere nella possibilità di commettere un reato di natura penale.

 

Per quanto suddetto, presentiamo

 DIFFIDA

avverso la Circolare del DAP 119975 del 09/04/2018, invitando il DGMC a non recepirla, e il DAP a volerla revocare.

 

Questa O.S., dal canto suo, avvisa fin d’ora che ha dato pieno mandato ai suoi legali al fine di seguire e tutelare i dipendenti in tutte le fasi di questa crepuscolare e vergognosa farsa. Vergognosa, soprattutto, perché compiuta in un momento di assenza di interlocutori istituzionali visto lo stallo politico che sta vivendo il nostro paese a causa del quale non si potrà agevolmente risolvere la materia per le vie tradizionali, mentre il personale penitenziario continua a lavorare nelle carceri sovraffollate e carenti di personale.

Il Coordinatore Nazionale FSI-USAE F.C.
Paola Saraceni
347.0662930