Al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte;  Al Ministro dell’Interno Matteo Salvini

Al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede

 

Signor Presidente del Consiglio,

Signori Ministri,

 

con la presente vogliamo dare il nostro contributo all’attuale infuocato dibattito, che sta attraversando il Paese ormai da mesi, sui delicati temi dei migranti, dell’ordine e della sicurezza pubblici e della giustizia, partendo dal nostro osservatorio particolare di organizzazione sindacale che tutela e difende i diritti dei lavoratori, nel caso specifico di questa Federazione, dei pubblici dipendenti.

Con riferimento ai dati ufficiali del Ministero della Giustizia – Dipartimento Penitenziario – osserviamo che a fronte di una capacità ricettiva di 50.581 posti, all’interno delle 190 carceri italiane erano presenti al 31 dicembre 2018, ben 59.655: del totale dei presenti, uno su tre (20.255, pari al 34% del totale) sono stranieri, dei quali 962 sono le donne.

Nella piena consapevolezza che non avrebbe alcun senso invocare la semplicistica equazione stranieri (o migranti) uguale reati e crimine, è altrettanto vero che i cittadini stranieri (e soprattutto gli extracomunitari) sono sovra-rappresentati all’interno dei nostri istituti di pena.

Il fenomeno non trova e non troverà mai n questa sede una spiegazione di tipo razzista, che collega cioè la nazionalità e/o l’etnia delle persone alla predisposizione a commettere reati; molto più semplicemente, il dato si spiega con le scelte individuali dei singoli che provengono spesso da contesti devastati da guerre, carestie, epidemie, catastrofi di ogni tipo… e che arrivati nel nostro Paese non hanno alcuna concreta possibilità di inserirsi in termini di lavoro, formazione professionale, abitazione…rinnovando – e in molti casi peggiorando sensibilmente – la loro condizione di reietti.

Condividiamo in pieno l’idea che il problema per l’Italia è costituito – più che dai migranti – dall’Europa, che a dispetto di trattati, accordi e ipocrite strette di mano, ha lasciato il nostro Paese da solo a gestire questa epocale emergenza, che ci vede esposti come nessun altro a causa della nostra posizione geografica.

Infatti, una equa ripartizione dei migranti tra i 28 Paesi dell’Unione parametrata – ad esempio – al numero di abitanti, al P.I.L. o alle risorse realmente disponibili, permetterebbe di non gravare nessun Paese con massicci e incontrollati ingressi, facilitando conseguentemente l’inserimento e l’integrazione di questi soggetti, agendo quindi nel loro concreto interesse.

Non è sostenibile a nostro avviso la tesi buonista dell’aprire le porte a tutti, figlia di una retorica miope e anacronistica, che non sa fare i conti con la realtà e che antepone a tutto un malinteso senso umanitario, utile solo ad alimentare gli eserciti di disperati e ad arricchire scafisti, trafficanti di esseri umani e anche molte ong dal curriculum tutt’altro che limpido.

La politica è un’altra cosa, avventurarsi sulle strade della carità, dell’accoglienza generalizzata ed indiscriminata appartiene ad altri, che pure rispettiamo, ma non possono essere questi i criteri che guidano chi ha la responsabilità di governare un Paese, assicurando per quanto possibile il benessere ai suoi cittadini.

Come si può pensare di trovare lavoro a decine di migliaia di migranti quando ci sono milioni di disoccupati in Italia, quando milioni di anziani vivono con una pensione sociale insufficiente a garantire loro la mera sopravvivenza?

Occorre allora fare delle scelte di campo chiare, nette e definitive: riconoscere il diritto di asilo soltanto a quelli cui l’ONU (le Nazioni Unite quindi, non l’ong di turno) riconosce lo status di rifugiato perché scappa da guerre, persecuzioni, discriminazioni; non è possibile viceversa riconoscere lo stesso diritto ai migranti economici, per la semplice ragione che questi – se si aprissero le autostrade del mare – assommerebbero a centinaia di milioni nel corso di pochi anni, basta vedere le statistiche relative alle risorse disponibili in molti Paesi africani e l’età media (bassissima) dei loro abitanti.

E’ una follia pensare di travasare una parte dell’Africa in Europa, al contrario servono politiche, accordi commerciali, piani di sviluppo volti a agevolare la crescita dei Paesi africani, in modo equo e solidale, non certo seguendo l’esempio delle grandi potenze ex coloniali (Francia in primis) che con le loro politiche imperialiste hanno determinato e stanno ancora determinando queste situazioni.

Chiediamo pertanto al Ministro dell’Interno di indirizzare nel senso da noi indicato la politica sull’immigrazione, nell’interesse primario dei cittadini italiani ma anche di quei migranti che già residenti regolarmente in Italia o che vi arriveranno perché titolari del diritto di asilo, potranno trovare una degna collocazione nel nostro Paese.

Tornando a quanto citato in premessa, chiediamo al Ministro della Giustizia di perseguire il ritorno in Patria dei 20mila detenuti stranieri attraverso accordi con i Paesi di provenienza volti a far scontare loro la pena a casa propria: ciò azzererebbe il sovraffollamento carcerario, facilitando la permanenza e le possibilità riabilitative dei ristretti, e renderebbe più proficuo ed assai meno stressante il lavoro degli operatori penitenziari tutti.

Al riguardo si segnala una volta ancora l’esigenza non più rinviabile di far confluire tutto il personale penitenziario attualmente inquadrato nel comparto funzioni centrali nei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria, al fine di sanare una annosa sperequazione tra il personale, assolutamente disfunzionale al corretto funzionamento della istituzione; di pari passo, andranno previste massicce assunzioni in tutti i profili, in particolare degli educatori giuridico pedagogico, al tal fine di colmare le gravi lacune di organico e garantire la piena attuazione di quanto previsto dall’articolo 27 della Costituzione in tema di rieducazione dei condannati.

Ringraziamo per l’attenzione, e porgiamo i nostri più cordiali saluti, confidando nel pronto recepimento di quanto rappresentato.

Il Coordinatore Nazionale
Paola Saraceni
347.0662930