Signor Ministro, ancora una volta, una vicenda legata al carcere (questa volta è Torino), finisce nel vortice mediatico che mette sotto accusa non soltanto i presunti autori di maltrattamenti nei confronti di alcuni detenuti, ma l’interno universo penitenziario tout court.

Si tratta dell’ennesimo segnale del profondissimo disagio, che caratterizza il lavoro di decine di migliaia di operatori, della polizia penitenziaria (oltre 38 mila unità) e delle aree giuridico pedagogica, amministrativo contabile, tecnica (oltre 4 mila unità).

Il dato di partenza di questo disagio è il sovraffollamento, con le presenze dei detenuti che al 30 settembre 2019 hanno raggiunto il numero di 60.881, a fronte di 50.472 posti disponibili, con un tasso di sovraffollamento superiore al 120% (10.409 presenze in più).

A questo dato numerico vanno aggiunte alcune considerazioni ulteriori: intanto le presenze dei detenuti stranieri, che assommano a ben 20.225 unità, pari al 33%[1] del totale (esattamente un terzo), che rendono molto più problematica la gestione degli istituti, a causa delle barriere culturali e linguistiche esistenti, ed alle quali si cerca di far fronte mediante la formazione mirata del personale, che però richiede tempi lunghi e risorse ingenti.

In particolare, con riferimento alla provenienza dei detenuti stranieri, i 20.255 presenti al 31 dicembre 2018[2] (il dato è quasi coincidente con quello attuale) erano così ripartiti:

AREA GEOGRAFICA DI PROVENIENZA DETENUTI STRANIERI PRESENTI AL 31/12/2018
Unione Europea 3.338
Ex Yugoslavia 720
Albania 2.568
Altri Paesi Europei 603
TOTALE EUROPA 7.229
Tunisia 2.070
Marocco 3.751
Algeria 489
Nigeria 1.463

[1] Dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (https://www.giustizia.it/giustizia/ percorso: itinerari a tema – carcere e probation – strumenti – statistiche)

[2] ibidem

Altri Paesi Africani 2.725
TOTALE AFRICA 10.498
Medio Oriente 205
Altri Paesi Asia 1.208
TOTALE ASIA 1.413
Nord America 23
Centro America 260
Sud America 804
TOTALE AMERICA 1.087
Altri Paesi 28
TOTALE DETENUTI STRANIERI (al 31/12/2018) 20.255

Più nel dettaglio, i Paesi con le maggiori presenze al 30 settembre 2019 sono[1]:

PAESE NUMERO DI RISTRETTI AL 30 SETTEMBRE 2019
Marocco 3.808
Albania 2.429
Romania 2.420
Tunisia 2.033
Nigeria 1.647
Egitto 556
Gambia 514
Senegal 486
Algeria 484
TOTALE 14.377

Come si vede dalla tabella i soggetti provenienti dagli otto Paesi più rappresentati assommano ad oltre 14 mila, un numero ben al di sopra delle 10.409 presenze, che determinano l’attuale sovraffollamento.

Altro punto cruciale è l’adozione in tutti i circuiti di media sicurezza del modello operativo della c.d. sorveglianza dinamica, che consiste nel lasciare i detenuti liberi di muoversi all’interno dell’istituto durante il giorno: questa modalità sta determinando, a causa della cronica carenza di attività trattamentali per i ristretti: scuola, lavoro, formazione professionale, attività sportive, gravi situazioni di disordine e di pericolo per gli operatori.

Sono infatti aumentate in modo esponenziale le aggressioni al personale di polizia penitenziaria, che si trova spesso a fronteggiare, con pochissime unità, folti gruppi di soggetti nei quali questa nuova realtà sta ingenerando un forte senso di impunità. Crediamo che sia giunto il momento di completare la Riforma penitenziaria, nata nel 1975, proseguita con la legge Gozzini del 1986 e integrata dalla riforma del Corpo del 1990, con la nascita della polizia penitenziaria, prevedendo il transito all’interno dei ruoli tecnici del Corpo di


[1] Ibidem

tutto il personale attualmente inquadrato nel comparto funzioni centrali, che presta servizio negli istituti penitenziari, per adulti e per minori.

Questa riforma terrebbe finalmente conto del loro apporto fondamentale per il raggiungimento della mission istituzionale prevista dall’articolo 27 della nostra Costituzione: in particolare i Funzionari giuridico – pedagogici coordinano l’azione mirata alla realizzazione di progetti educativi e di reintegrazione sociale dei detenuti, coinvolgendo i servizi pubblici e il terzo settore e il loro intervento è anche orientato a valutare la possibilità per il detenuto di scontare la pena in regime di esecuzione penale esterna.

Questa figura professionale però, oltre ad essere fortemente carente negli organici in confronto delle reali esigenze degli istituti, soffre anche di uno scarso riconoscimento, sia in termini di inquadramento  giuridico che di trattamento economico.

Si pone pertanto come non più rinviabile la istituzione all’interno dell’organico della Polizia penitenziaria di un ruolo tecnico ricomprendente il profilo dei funzionari del trattamento nell’interesse della stessa Amministrazione e per un adeguato riconoscimento giuridico ed economico della specificità del loro ruolo.

Peraltro, tale scelta consentirebbe all’Italia di  aderire alle esortazioni contenute nelle Regole penitenziarie europee del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa e contenute nella Raccomandazione agli Stati membri, la cui regola n. 79 prevede l’attribuzione agli operatori penitenziari degli stessi benefici spettanti agli appartenenti alle Forze dell’ordine.

Restiamo in attesa di conoscere le determinazioni che saranno assunte nel merito e  porgiamo i nostri più cordiali saluti

Cordialità

Il Coordinatore Nazionale

 Paola Saraceni

347.0662930