Nella riunione di ieri sera del Coordinamento Nazionale Operatori Socio Sanitari della FSI-USAE che ha visto la partecipazione degli OSS delegati dei 65 Coordinamenti Territoriali, è intervenuto anche il Segretario Generale della Federazione, Adamo Bonazzi che a fronte di una specifica domanda della Coordinatrice Nazionale Cristina Padoan ha spiegato ai delegati che la Federazione FSI-USAE, che è tra quelle che hanno invitato i propri associati a vaccinarsi, ha già chiesto di essere ascoltata in sede parlamentare per chiedere una diversa formulazione dell’articolato contenuti dell’art. 4 del Decreto Legge, n. 44 del 1 aprile 2021 “Misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da COVID-19, in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici” con cui il legislatore ha introdotto l’obbligo di vaccinazione anti COVID-19 per “gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie e parafarmacie e negli studi professionali”.
La posizione della Federazione è chiara ha detto Bonazzi che la ha spiegata così: “Siamo per la vaccinazione! Ma il Governo deve assumersi la responsabilità dei propri atti e delle conseguenze delle proprie scelte, pagandone gli eventuali danni, e non può pretendere di obbligare i sanitari a fare un atto, se non sono convinti, pretendendo anche la liberatoria da responsabilità per le eventuali conseguenze per sé e per le case farmaceutiche. La legge è legge e va rispettata e noi la rispetteremo sino a quando non viene cassata o modificata.
Quando una legge è imperfetta o viziata da eccesso di potere ovvero in contrasto con altre leggi fondamentali, può essere oggetto di critiche. E il decreto legge n. 44 del 2021 costituisce senza dubbio fonte di innumerevoli dubbi in ordine alla legittimità delle scelte legislative operate, sia di ordine sanitario che di ordine giuridico. La nostra organizzazione è fra quelle che si sono pronunciate a favore della vaccinazione e che, senza remore, ha invitato i propri associati a procedere nel farsi vaccinare. La scelta del governo di procedere con modalità ambigue che assumono il sapore della coercizione, però, non ci può trovare d’accordo e quindi rivendichiamo la modifica del provvedimento e il diritto a non firmare liberatorie nonché a scegliere il proprio vaccino. Questo in sintesi ciò che diremo alle commissioni parlamentari che si debbono occupare della conversione del decreto.”
Nel corso della riunione c’è stata una discreta discussione anche sulla delibera della Regione Veneto sulla formazione complementare propria degli OSS e le opinioni sono state univoche: tutti hanno convenuto che i contenuti del provvedimento non sono una novità assoluta e sono riconducibili all’accordo tra Stato-Regioni del 2003.
La riunione è poi proseguita con l’analisi dei nodi che ancora attanagliano le procedure per il rinnovo dei contratti delle pubbliche amministrazioni e sui problemi specifici della sanità alla luce del “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”. Nel piatto dei contratti, infatti, ci sono poche risorse (che sarebbero pari ad un 4,07% della massa delle retribuzioni) ed un aumento che per la sanità si tradurrà, al netto delle indennità previste dalla legge di bilancio, in una somma media di 72,00 euro lordi mensili. Pochi per dare le giuste soddisfazioni ad operatori come gli OSS che sono in prima linea da più di un anno e che dal contratto si aspettano una collocazione giuridica adeguata.
Ufficio stampa FSI-USAE