Dura risposta del Ministro che nella sua risposta attacca pesantemente l’opposizione: “Vi posso garantire che non mancano gli sforzi per assicurare una piena attuazione dei LEA, indipendentemente dalla riforma sull’autonomia differenziata. Mi chiedo però se coloro che muovono le accuse di privatizzazione o di misure inconsistenti non siano gli stessi che invece di lavorare per l’abbattimento dei tetti di spesa per assumere personale hanno preferito negli anni precedenti che proliferassero le cooperative dei medici a gettone”

La risposta del Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli interroganti per aver segnalato le preoccupazioni correlate all’attuazione del principio di autonomia differenziata.

In via prioritaria e in estrema sintesi però osservo che l’Italia non ha mai finanziato il Servizio sanitario nazionale con più del 7 per cento del PIL, con la sola eccezione del periodo del Covid. Non è possibile effettuare comparazioni tra i diversi Paesi utilizzando questo indicatore, che chiaramente dipende molto dalla ricchezza prodotta e non permette di apprezzare la dinamica del valore assoluto delle ingenti risorse messe a disposizione.

Il sistema sanitario nazionale ha una matrice universalistica e, come chiarito dall’OMS, in uno studio del 2009, ripreso recentemente dall’ufficio valutazione di impatto del Senato nel giugno scorso, i sistemi universalistici consumano il 3-4 per cento in meno di risorse per raggiungere pari livelli di salute. Questo impone attenzione quando si fanno questi confronti internazionali.

Il Ministero della salute è impegnato in via prioritaria a restituire ai cittadini un equo accesso alle cure per l’uniforme fruizione in tutto il territorio nazionale dei LEA da parte di tutti i cittadini della Nazione; cosa che negli anni passati non è sempre stata pienamente garantita. Questo obiettivo strategico viene conseguito rinforzando da un punto di vista della dotazione finanziaria il nostro sistema, ma anche adeguando il modello di governo del rapporto fra Stato e Regioni. Per questo, come già anticipato, adotteremo un modello di programmazione sanitaria centrato sullo strumento del piano sanitario nazionale, che testimonia la volontà di passare da una governance pattizia (in questo caso lo strumento è stato il patto per la salute) ad una reale governance condivisa in cui Stato e Regioni si prendono responsabilità davvero condivise verso tutti i cittadini.

Il piano sanitario nazionale non è un esercizio di stile, intende segnare un cambio di passo nelle relazioni tra livello centrale e regionale. Il cambiamento è reso possibile anche dalla capacità di utilizzare dati sempre più integrabili grazie all’investimento tecnologico dell’ecosistema dei dati sanitari. Questo permetterà di comprendere veramente il fabbisogno di salute, con un modello nazionale di classificazione e stratificazione dei bisogni, il relativo fabbisogno finanziario e di valutare le reali performance dei sistemi regionali, potendo così garantire il rispetto dei LEA.

L’autonomia differenziata non mette in discussione l’unitarietà del diritto alla tutela della salute, ai sensi dell’articolo 32 della Costituzione, come diritto e prerogativa di cittadinanza, così come declinato attraverso i LEA, ma rappresenta un potenziamento della facoltà delle Regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei LEA, secondo le condizioni previste nell’articolo 116 della Costituzione. I LEA costituiscono in questa materia esplicazione della funzione di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione.

Secondo quanto previsto nell’articolo 1 dello schema di disegno di legge in materia di autonomia differenziata, versione 2 febbraio 2023, i LEA in sanità indicano una soglia costituzionalmente necessaria e costituiscono il nucleo invalicabile per rendere effettivi tali diritti e per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra Stato e autonomie territoriali e per favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse e il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti i diritti civili e sociali.

In quest’ambito il Ministero della salute è fortemente impegnato nell’implementazione e nell’aggiornamento del contenuto delle prestazioni comprese nei LEA e nel rafforzamento dei relativi strumenti di governance.

Ho pieno rispetto delle valutazioni Svimez, che da molti anni fotografano una innegabile situazione di difficoltà delle Regioni del Sud, vi posso garantire che non mancano gli sforzi per assicurare una piena attuazione dei LEA, indipendentemente dalla riforma sull’autonomia differenziata. Mi chiedo però se coloro che muovono le accuse di privatizzazione o di misure inconsistenti non siano gli stessi che invece di lavorare per l’abbattimento dei tetti di spesa per assumere personale hanno preferito negli anni precedenti che proliferassero le cooperative dei medici a gettone.

Io rivendico a questo Governo lo stop ai medici del gettone e il blocco dei tagli di questo Governo. Lo stanziamento di risorse per gli aumenti dei rinnovi contrattuali è un altro punto. Potevamo fare di più? Ovviamente sì, stiamo lavorando per farlo. Lasciate però che le ovvietà di alcuni opinionisti, perché la visione su cui avete dubbi si realizza con la riorganizzazione delle strutture, con l’abolizione dei tetti di spesa, con lo scudo penale, con gli aumenti salariali, con gli incentivi per gli specializzandi, solo come alcuni esempi.

Ufficio stampa FSI-USAE

Di adamo