Lettera al Ministro dell’Interno Marco Minniti
Gentilissimo Signor Ministro,
con la presente torniamo a scriverLe sulla grave emergenza migranti, che continua a suscitare negli Italiani un’ampia serie di reazioni, da quelle più buoniste che vagheggiano l’accoglienza allargata a tutti, fino a quelle più retrive che chiedono la chiusura totale delle nostre frontiere.
Non intendiamo schierarci con gli uni o con gli altri, ma vogliamo più semplicemente rivolgerLe un appello per invocare una migliore gestione del fenomeno.
Intendiamoci, grazie al Suo operato, si sono raggiunti dei primi, importanti risultati: in seguito infatti al varo del codice per le ong e agli accordi con il Governo libico di Fayez al-Sarraj, il numero degli approdi sulle nostre coste, da gennaio ad oggi, si è contratto dagli oltre 130mila del 2016 ai circa 103mila di quest’anno; in particolare, nei tre mesi estivi, tradizionalmente quelli che vedono il maggior numero di arrivi, siamo passati dai circa 62mila sbarchi del 2016, ai poco più di 19mila dell’anno corrente.
Purtroppo però queste cifre, seppur incoraggianti, non sono sufficienti: permane infatti l’enorme problema della collocazione di queste persone, a partire ovviamente dalle centinaia di migliaia che sono arrivate negli anni passati e che, salvo qualche rarissima eccezione, vivono abbandonate a sé stesse, in preda all’ozio più totale, facile preda della criminalità.
Le notizie che con crescente frequenza si susseguono sui mass media, relativamente ad atti di violenza, reati, comportamenti asociali messi in atto da queste persone, sollevano nuove, gravi questioni.
Non stiamo certo qui a sposare le diffuse e becere equazioni razziste tra immigrati e crimine, ma è un fatto quasi fisiologico, pur nella sua gravità, che tra centinaia di migliaia di disperarti, di nullatenenti, di uomini, donne e minori sradicati dalle loro terre di origine, si trovi qualcuno che per necessità o anche per abitualità o per tendenza, commetta dei reati, anche molto gravi.
Questo alimenta, nella reazione popolare, una fortissima intolleranza verso lo straniero e il diverso, innescando pericolosissime contrapposizioni in termini di noi/loro, che sono capaci di minare fortemente la stabilità della nostra società civile.
Per questi motivi, crediamo che ad un’azione di limitazione degli ingressi in virtù della capacità ricettiva (non solo dell’Italia, ma dell’intera Europa, ovviamente), si debba aggiungere un’attenta politica dell’impiego di queste persone in attività lavorative di utilità sociale, al fine di dare loro la giusta dignità di lavoratori e non di assistiti.
Così facendo, si favorirebbe una reale integrazione di tutti quelli che realmente vi aspirano, mentre si selezionerebbero con chiarezza gli altri, quelli cioè che non hanno alcuna intenzione di lavorare, di integrarsi, di costruirsi una vita all’interno delle regole democratiche della nostra società: per questi individui si potrà allora staccare il biglietto di ritorno, senza se e senza ma.
Crediamo che queste siano scelte non facili, sicuramente coraggiose, ma che Lei, Signor Ministro, è sicuramente in grado di fare: ed è quanto Le chiediamo.
La ringraziamo per la cortese attenzione, e in attesa di conoscere gli sviluppi futuri della questione, La salutiamo cordialmente.
Il Coordinatore Nazionale Funzioni Centrali
Paola Saraceni
347.0662930