Secondo “i dati, provvisori, relativi all’esercizio 2020, esercizio in cui è entrato in vigore il Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) emerge un netto peggioramento nella qualità dei servizi resi rispetto agli anni precedenti, in gran parte riconducibile all’emergenza sanitaria”. Ad anticipare la notizia è la Corte dei conti nel Giudizio di Parificazione del Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2021. Criticità segnalate nel ritardo di aggiornamento dei Lea, nella riforma della medicina generale e nell’adozione del payback sui dispositivi medici. Registrati poi pochi progressi sull’assistenza domiciliare e sull’edilizia sanitaria dove ci sono ancora 10 mld non spesi. Evidenziati buoni risultati sul Fascicolo sanitario elettronico, Anagrafe vaccinale e aumento borse per contrastare carenza medici.
SCARICA IL DOCUMENTO DELLA CORTE DEI CONTI
La sintesi
Nell’esercizio, al di là del dato strettamente finanziario, l’attività del Ministero è stata orientata su più fronti: all’impegno profuso per contrastare il diffondersi della pandemia, si sono affiancate, da un lato, le attività richieste dalla necessità di recuperare i ritardi conseguenti al rallentamento delle attività di assistenza nel 2020; dall’altro, quelle volte a definire il quadro programmatico e le scelte regolamentari necessarie a sfruttare al meglio le opportunità che le risorse messe a disposizione dal Piano di ripresa e resilienza offrono ad una attuazione più rapida della riforma dell’assistenza e dell’ammodernamento delle strutture di ricovero, già da tempo nelle priorità dell’azione del ministero.
Nella prevenzione delle malattie trasmissibili, centrali sono stati i programmi di vaccinazione. Dato il quadro epidemiologico complessivo, ancora caratterizzato dalla circolazione del Covid, alta è rimasta l’attenzione dei programmi di vaccinazione antinfluenzale. Quanto alle vaccinazioni di routine nei bambini e adolescenti, si è cercato di recuperare i ritardi accumulati nel 2020. Rallentamenti che si erano registrati anche nel Piano di interventi contro l’HIV e AIDS. Non ancora pienamente operativo il nuovo Sistema di segnalazione delle malattie infettive (PREMAL), inserito del NSIS, diretto a ottimizzare il flusso informativo relativo a tali fenomeni, onde consentire alle aziende sanitarie locali, alle regioni e province autonome e al Ministero della salute di disporre dei dati necessari per la sorveglianza delle malattie infettive sul territorio nazionale e l’adozione delle conseguenti misure.
Nell’ambito della attività di prevenzione delle malattie non trasmissibili, particolare attenzione è stata dedicata, da un lato, al recupero degli screening oncologici, anch’essi segnati da forti ritardi; dall’altro, sono proseguiti gli screening neonatali per la diagnosi precoce di alcune patologie inseriti nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). È continuata l’attività di recepimento di direttive europee in materia di trapianti e trasfusioni e dei relativi Accordi. Un percorso particolare ha riguardato le cure palliative e della terapia del dolore. Completato nel 2020 l’iter di approvazione dei documenti sull’accreditamento della rete, nel marzo 2021 è stato sancito l’Accordo per estendere tali cure all’ambito pediatrico.
Salute mentale. Si è proceduto ad un rafforzamento delle politiche di protezione e inclusione per le persone con disabilità definendo le Linee Guida per la certificazione in età evolutiva e attivando il Tavolo permanente per gli interventi per l’autismo. Nonostante le azioni intraprese, si colgono tuttavia ritardi, particolarmente gravi nel caso dei disturbi in età evolutiva, dalla ricognizione aggiornata al 2021 dell’implementazione del Piano di Azioni Nazionale sulla Salute Mentale. Critiche, infatti, le azioni programmatorie relative alla presenza di indicazioni per gli interventi tempestivi e integrati per i disturbi psichici gravi in adolescenza e all’identificazione precoce delle patologie neuropsichiche e conseguente trattamento. Solo il 50 per cento circa delle Regioni hanno adottato indicazioni per identificare la rete integrata e completa di servizi per la diagnosi, trattamento e riabilitazione dei disturbi neuropsichici dell’età evolutiva. Un numero elevato di Regioni, inoltre, non è ancora adempiente nella realizzazione delle indicazioni relative alla salute fisica del paziente psichiatrico e ai disturbi psichici legati all’invecchiamento.
Aggiornamento Lea ancora al palo. È proseguito il monitoraggio dei LEA per i quali, non è stato finora possibile procedere all’aggiornamento. L’ostacolo è rappresentato dalla mancata approvazione delle tariffe massime. Un provvedimento che, nonostante il lavoro predisposto dagli uffici del Ministero con la comunità scientifica e le Regioni, è atteso ormai da 5 anni. Tale aggiornamento potrebbe consentire una razionalizzazione della spesa (con risparmi consistenti) consentendo anche di finanziare parte delle estensioni.
Peggiora l’erogazione dei Lea. Sono stati diffusi i dati, provvisori, relativi all’esercizio 2020, esercizio in cui è entrato in vigore il Nuovo Sistema di Garanzia (NSG). Da essi emerge un netto peggioramento nella qualità dei servizi resi rispetto agli anni precedenti, in gran parte riconducibile all’emergenza sanitaria. Sono state pertanto affrontate le problematiche legate all’impatto della pandemia sugli indicatori del NSG e si sta procedendo allo sviluppo di un Sistema dedicato di monitoraggio della capacità di resilienza e ripresa delle regioni nel periodo pandemico.
In corso il lavoro sui nuovi criteri di riparto del Fsn. Al fine di meglio rappresentare il reale bisogno di salute nelle diverse Regioni italiane, è proseguita l’attività diretta alla modifica degli attuali criteri di riparto del finanziamento statale corrente del SSN. Per il calcolo dei pesi risulta indispensabile l’interconnessione tra i dati dei flussi sanitari e l’incrocio con le informazioni reddituali disponibili nell’anagrafe tributaria, corrette con i coefficienti familiari. Un sistema di rilevazione analitico e basato su evidenze oggettive consentirebbe alle quote di finanziamento regionali di approssimare i costi reali standard di trattamento. Il tema ha risvolti specifici in materia di compatibilità con la normativa sulla Privacy. Passi avanti importanti, sotto questo profilo, sono stati compiuti nel 2021 con il decreto-legge 139, che autorizza il Ministero della salute a trattare anche i dati personali non relativi alla salute necessari per lo sviluppo di metodologie predittive dell’evoluzione del fabbisogno di salute della popolazione, attraverso l’interconnessione dei sistemi informativi su base individuale del SSN, ivi incluso il Fascicolo sanitario elettronico (FSE), con i sistemi informativi gestiti da altre amministrazioni pubbliche.
Indennizzi da danni da vaccino. In tema di sicurezza delle cure, continua ad essere rilevante l’attività di gestione relativa agli indennizzi previsti dalla normativa in favore di soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati e in favore di soggetti danneggiati a seguito dell’assunzione del farmaco talidomide. Nel corso del 2021 si è proceduto al riconoscimento e la liquidazione degli indennizzi come rideterminati a seguito delle sentenze della Corte costituzionale n. 55 del 2019 e della Corte di Cassazione n. 28460 del 2018. Va inoltre ricordato che con il decreto-legge n. 4 del 2022 sono stati previsti indennizzi per le persone che dovessero subire danni dalla somministrazione del vaccino anti Covid.
Payback dispositivi medici. Rimane ancora aperta la questione del payback sui dispositivi medici. Una norma presente da anni, ma di fatto non applicata. In considerazione della situazione emergenziale, la sospensione delle attività non urgenti ha determinato un minor consumo dei dispositivi impiantabili attivi bilanciato dall’incremento dei dispositivi diagnostici in vitro. La previsione normativa disposta dalla legge di bilancio per il 2022 che dispone di non considerare nella spesa “ai fini del computo del tetto”, gli «acquisti di dispositivi e attrezzature per il contrasto all’emergenza Covid-19», richiederà una ulteriore verifica.
Riguardo alle misure di razionalizzazione e controllo della spesa, dopo una interruzione dei lavori in corrispondenza del periodo pandemico, nel corso del mese di ottobre 2021 è ripresa l’attività di supporto al Tavolo dei Soggetti aggregatori per sostenere gli interventi di razionalizzazione della spesa per l’acquisto di beni e servizi in ambito sanitario. È proseguito il potenziamento delle basi informative sanitarie che alimentano il Nuovo sistema informativo sanitario (NSIS), diretto a consentire di ricostruire a livello nazionale il percorso dell’assistito tra i diversi setting assistenziali. Con l’utilizzo dei dati ad oggi interconnettibili è stato possibile, nel corso del 2021, produrre analisi su specifici percorsi diagnostico terapeutici e assistenziali.
Anagrafe nazionale vaccini a pieno regime. È stata data implementazione all’Anagrafe vaccinale (AVN) con il conferimento dei dati rilevanti da parte di tutte le regioni; ciò consente al Ministero, dal I trimestre 2022, di effettuare il calcolo delle coperture vaccinali sulla base di dati individuali e superare pertanto la rilevazione dei dati aggregati dichiarati dalle regioni. Grazie alla piena operatività dell’AVN è stato inoltre possibile nel corso del 2021 la raccolta degli invii giornalieri da parte delle Regioni/PA dei dati delle vaccinazioni anti Covid-19 che, oltre ad alimentare la dashboard di governo per il monitoraggio dell’attuazione del Piano di vaccinazione, ha consentito la produzione di oltre 200 milioni di Certificazioni verdi da parte della Piattaforma nazionale.
Progressi sul Fse. Progressi significativi si sono avuti anche sul fronte del fascicolo sanitario elettronico (FSE), attivati nel marzo 2021 per tutti gli assistiti, mentre è in corso di approvazione il dPCM istitutivo dell’Anagrafe nazionale degli assistiti. È proseguita l’attività di implementazione e ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche legate ai sistemi di prenotazione elettronica per l’accesso alle strutture sanitarie.
Più borse per affrontare la carenza di medici. In materia di professioni sanitarie, il processo di ammodernamento della cornice regolatoria per l’accesso al Servizio sanitario nazionale ha subito un rallentamento. L’amministrazione ha dovuto approntare prioritariamente misure volte a rafforzare strutturalmente i servizi sanitari regionali, anche per il recupero delle liste d’attesa, valorizzando le professionalità acquisite dal personale che ha prestato servizio anche durante l’emergenza Covid. Progressi significativi sono stati fatti sul fronte della carenza di medici di medicina generale lamentata in molti Comuni, soprattutto, del Nord ampliando ulteriormente il numero di borse disponibili: dalle 1.075 borse del triennio 2017/2020 si è passati a 2.046 per il 2020/2023. Il contingente risulta sostanzialmente raddoppiato nel triennio 2021/2024 anche grazie alle maggiori risorse stanziate nell’ambito del PNRR. Per quanto attiene alla formazione medico specialistica, nel 2021, ai 13.200 contratti statali finanziati con le risorse del Fondo sanitario nazionale, se ne sono aggiunti ulteriori 4.200 finanziati dal PNRR, per un totale di 17.400 contratti (a fronte dei 13.400 del 2020). Se ciò nel medio periodo consentirà di rispondere meglio alle esigenze di cura, nel breve non potrà impedire che continuino a persistere difficoltà di risposta alle urgenze, come testimoniano i ritardi registrati nei Pronto soccorsi o nel riassorbimento delle liste d’attesa. L’aumento delle borse per medici di famiglia e specialisti pone le condizioni per il superamento del fabbisogno di personale sperimentato nella sua gravità nel corso della pandemia, manca ancora, tuttavia, la maturazione di una modifica degli accessi e un riconoscimento delle professionalità che permetta di trattenerne” e “accrescerne” l’esperienza” nell’ambito delle strutture pubbliche con adeguate prospettive professionali.
Bene Dm 71 ma manca ancora la riforma dei medici di famiglia. Nei tempi previsti è avvenuta la adozione del c.d. “decreto 71” che tratteggia quello che sarà il nuovo modello organizzativo della sanità territoriale. Con la sottoscrizione dei contratti istituzionali di sviluppo tra il Ministero e le Regioni sarà possibile avviare la riorganizzazione che prevede l’istituzione di almeno 1.350 Case della comunità, 400 Ospedali di comunità, 600 centrali operative territoriali e lo sviluppo della telemedicina che dovrà poter assistere al domicilio almeno 800.000 persone con oltre 65 anni. Rimane da definire, tuttavia, la riforma della medicina generale da cui dipende in misura rilevante il decollo delle Case della comunità, strutture centrali nella definizione del nuovo schema normativo di prossimità. All’esame è un sistema che possa garantire a medici e pediatri di poter lavorare nei loro studi e dall’altro prevederne l’impiego nelle Case della comunità.
Pochi risultati dal potenziamento dell’assistenza domiciliare. Insoddisfacenti sono i risultati ottenuti, per ora, sul fronte dell’assistenza domiciliare, su cui avevano già puntato i provvedimenti assunti per fronteggiare l’emergenza sanitaria (aumento dal 4 per cento al 6,7 della popolazione oltre i 65 anni e dallo 0,15 per cento allo 0,3 di quella inferiore ai 65 anni) e su cui punta anche il Piano di ripresa e resilienza per l’assistenza territoriale.
Pochi progressi investimenti ed edilizia sanitaria. Sul fronte delle spese per investimenti sono limitati i progressi registrati nell’anno nell’attuazione delle misure finanziate dalle leggi di bilancio a partire dal 2018: si tratta fino al 2021 di un totale di 637,7 milioni, di cui ne sono stati impegnati 606,2 e pagati solo 7,8 milioni. Pochi i progressi anche sul fronte dell’attuazione degli Accordi di programma ex art. 20 della legge 67/1988: nel corso dell’esercizio sono stati sottoscritti Accordi con le Regioni Emilia Romagna (+137,2 milioni) e Sicilia (+234,1 milioni); le risorse ancora da utilizzare per la sottoscrizione di tali Accordi sono pari a 10,1 miliardi. Le somme richieste e ammesse a finanziamento sono cresciute nell’anno di soli 200 milioni. Tutti casi che segnalano difficoltà di realizzazione, che possono incidere anche sul complesso sistema di adeguamento infrastrutturale previsto con il PNRR.
Pochi progressi investimenti ed edilizia sanitaria. Sul fronte delle spese per investimenti sono limitati i progressi registrati nell’anno nell’attuazione delle misure finanziate dalle leggi di bilancio a partire dal 2018: si tratta fino al 2021 di un totale di 637,7 milioni, di cui ne sono stati impegnati 606,2 e pagati solo 7,8 milioni. Pochi i progressi anche sul fronte dell’attuazione degli Accordi di programma ex art. 20 della legge 67/1988: nel corso dell’esercizio sono stati sottoscritti Accordi con le Regioni Emilia Romagna (+137,2 milioni) e Sicilia (+234,1 milioni); le risorse ancora da utilizzare per la sottoscrizione di tali Accordi sono pari a 10,1 miliardi. Le somme richieste e ammesse a finanziamento sono cresciute nell’anno di soli 200 milioni. Tutti casi che segnalano difficoltà di realizzazione, che possono incidere anche sul complesso sistema di adeguamento infrastrutturale previsto con il PNRR.