Prendiamo atto che anche la Corte dei Conti, nella propria relazione, certifica quello che noi stiamo sostenendo da tempo e cioè che le aziende e gli enti sanitari risparmiano sulla pelle dei lavoratori.
I dati contenuti nella Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni (esercizio 2014) della Corte di conti evidenziano che «l’indebitamento regionale è pari a 67 miliardi, in aumento di circa 5,7 miliardi rispetto al 2013». Di questa enorme massa una quota significati è a carico della sanità, il cui debito passa da 23,8 miliardi a 30,7 miliardi (+23% circa). In termini di contabilità nazionale, la spesa sanitaria cresce, nel 2014, dello 0,9% (+984 milioni).
La Corte tuttavia, osserva, che «La fruibilità del diritto alla salute da parte dei cittadini non sembra uniforme sul territorio nazionale, potendo risultare più onerosa in relazione al luogo di residenza».
Le spese effettuate dagli enti sanitari relativamente al personale – rileva la Corte – evidenziano nel quadriennio un trend decrescente (-2,2 mld di euro, -5,75%), con una riduzione maggiore nel 2014 rispetto al 2013. Su tale evoluzione hanno inciso sia le politiche nazionali, sia scelte aziendali relative all’esternalizzazione di servizi e/o prestazioni di lavoro effettuate mediante diverse forme: aumentano, infatti, i pagamenti per consulenze, collaborazioni, interinali e altre prestazioni di lavoro sanitarie e sociosanitarie.
Nell’ambito delle misure di contenimento della spesa del personale hanno inciso in misura considerevole la revisione delle dotazioni organiche, il blocco del turn-over e le politiche di contenimento delle assunzioni, nonché i limiti retributivi, il tetto di spesa del personale, il nuovo regime del trattamento accessorio ed il congelamento della vacanza contrattuale.
Le diverse misure, pur prendendo a riferimento diversi parametri, mirano alla medesima finalità di contenimento di un segmento rilevante della spesa pubblica.
In quasi tutte le Regioni gli enti sanitari hanno registrato un trend decrescente dei pagamenti per il personale, tant’è che si registra una contrazione nel 2014, rispetto al 2013, di -1 miliardo (-2,77%); infatti, presentano un diverso andamento solamente tre Regioni: Molise, Puglia e Friuli-Venezia Giulia. La riduzione maggiore è stata registrata per gli enti appartenenti alle Regioni Campania (-426 milioni), Calabria (-155 milioni) e Piemonte (-137 milioni).
Questa tendenza si osserva in misura maggiore nelle Regioni soggette al Piano di Rientro con una riduzione complessiva, rispetto al 2011, pari a 1,8 miliardi (-10,7%), di cui quasi la metà registrata nel solo 2014, rispetto al 2013; per le altre Regioni, invece, il decremento è minore (-1,7%) e maggiormente distribuito null’arco temporale in esame. Infatti, l’andamento dei pagamenti nel periodo 2011-2014 espone una contrazione totale di -2,2 miliardi di euro (-5,7%), originata principalmente dalle Regioni a statuto ordinario (-2,1 miliardi) ed, in particolare, da quelle del meridione e dell’area centrale.
Leggendo la “Relazione sugli andamenti della finanza territoriale 2014”, della Corte dei Conti, Adamo Bonazzi, Segretario Generale FSI-USAE, ha dichiarato :
“Prendiamo atto che anche la Corte dei Conti certifica quello che noi stiamo sostenendo da tempo e cioè che le aziende e gli enti sanitari risparmiano sulla pelle dei lavoratori; cala ancora, infatti, la spesa per il personale sanitario (-5,5%) che è in caduta libera e continua a diminuire, ma continuano a crescere le spese per gli acquisti di beni e servizi e questo perché è li ci sono gli spazi per gli intrallazzi. Non è sostenibile per il sistema questa continua rideterminazione verso il basso delle dotazioni organiche. Non si può pretendere di mantenere il medesimo numero di unità operative e la medesima qualità dei servizi con meno personale. E, al tempo stesso, non si può chiedere più di quanto già danno alle persone a cui è stato – di fatto – tagliato il salario.”
Ufficio Stampa